Se con l’estate ormai sul trono il vostro tempo libero è aumentato ma la lista delle serie tv da recuperare scarseggia, niente paura: ci pensiamo noi a farvi tornare l’ispirazione, consigliandovi di vedere (o rivedere, non è mai una cattiva idea) Mad Men. Andata in onda dal 2007 al 2015 negli USA su AMC (e su Cult e Rai 4 in Italia), la serie ideata da Matthew Weiner è senza ombra di smentita un eccellente prodotto, incentrato su un’agenzia pubblicitaria di Manhattan, la Sterling Cooper e sul direttore creativo di quest’ultima, Donald Draper (Jon Hamm).
L’azione di Mad Men, accompagnata da fiumi di alcol, una vagonata di sigarette e un intenso mix tra dramma e ironia, prende le mosse dal 1960, anno in cui la giovanissima Peggy Olson (Elizabeth Moss) viene assunta in azienda inizialmente come segretaria. Se all’inizio vedremo le vicende filtrate dal suo occhio, presto ci accorgeremo che Don Draper è il vero centro di tutto.
Vi elenchiamo perciò cinque tra i tanti motivi per dare una chance alla serie che lo scorso maggio, momento conclusivo delle sette stagioni, ha gettato nello sconforto milioni di seguaci.
I favolosi anni ’60
“Per quanto difficile sia crederlo, gli anni Sessanta non sono fantastici, sono accaduti davvero“, scriveva Stephen King in Cuori in Atlantide. Mad Men pare essere esattamente lo sviluppo di quel concetto: i favolosi 60’s vengono attraversati e vivisezionati attraverso tutti i loro momenti cruciali, da Kennedy al Vietnam, dalla questione razziale al movimento hippie. Nessun prodotto seriale è riuscito a raccontare in maniera talmente accurata e disinvolta – come confermato da pubblicitari degli anni ’60 – quell’epoca: anche mediante la meticolosa attenzione al trucco e ai costumi e all’utilizzo di una colonna sonora da antologia. Qui giusto un esempio (stagione 4, episodio 13).
Don Draper
Motore dell’azione e catalizzatore di (quasi) tutto ciò che avviene nella serie, Donald Draper è l’assoluto protagonista di Mad Men. Carismatico, intelligente, donnaiolo, padre premuroso e marito infedele. Ma anche disperato, alcolizzato, in fuga da un passato che lo costringerà ad affrontare una vita dalla doppia identità. Lo interpreta, alla perfezione, Jon Hamm, decisamente nel ruolo della sua vita, tagliato su misura per la sua fisionomia e il suo sguardo tenebroso.
La struttura narrativa
La doppia identità di Don Draper, appunto, divide la struttura narrativa e temporale di Mad Men in due tronconi: quello principale, ambientato in contemporanea con gli eventi raccontati e quello secondario, relativo all’infanzia e alla giovinezza di Don, necessario però ai fini degli sviluppi attuali della vicenda. Così, pian piano, lo spettatore conosce le mille vite del protagonista e gli effetti che le scelte da lui compiute in precedenza provocano nelle stesse esistenze degli altri personaggi legati a Don (a partire dalla moglie Betty, una meravigliosa January Jones).
Christina Hendricks
Senza parole.
Un romanzo umano universale
Dietro un apparato tecnico e narrativo di altissimo livello, Mad Men altro non è se non una straordinaria opera che si immerge implacabilmente nei meandri dell’animo umano, indagando nei sogni, nelle debolezze e nelle dipendenze non solo degli uomini e delle donne della Sterling Cooper ma di un’intera società. Dall’ambizione di Peggy Olson all’ambiguità di Pete Campbell, dal cinismo di Roger Sterling allo charme di Joan Holloway, Mad Men è un indimenticabile concerto umano.