Da un paio di settimane molte sono state le polemiche legate ad un nuovo canale televisivo, Agon Channel Italia, il quale dal 26 novembre avrebbe dovuto trasmettere a livello nazionale sul canale 33 del digitale terrestre. Il progetto nasce dall’idea dell’editore Francesco Becchetti il quale aveva coinvolto alcuni volti noti della televisione italiana. Per quanto però i personaggi del canale siano italiani, da Simona Ventura a Pupo ma anche Sabrina Ferilli, Luca Zanforlin e Maddalena Corvaglia, esso è di produzione albanese e gli studi si trovano nella città di Tirana. Nulla di male se non fosse che quegli stessi volti stanno uno alla volta scappando a gambe levate dal progetto.
A luglio, uno dei primi volti di Agon Channel, versione albanese, il conduttore di Matrix Alessio Vinci, lasciò il progetto; però nessun rimpianto e nessuna polemica sul suo addio. Solo pochi giorni fa infatti ribadiva il fatto che Agon ha tutte le potenzialità per diventare un buon canale ma i soldi non bastano, ci vuole impegno per far partire un canale televisivo da zero. Per riuscire nell’impresa occorre quella che «gli inglesi chiamano resilience», spiega l’ex giornalista della CNN, «un termine perfetto» il quale tradotto in italiano significa più o meno elasticità, flessibilità. Ma anche capacità di recupero.
Un “flessibilità” che probabilmente l’ultimo addio di Agon Channel non aveva; si tratta di Antonio Caprarica, ex corrispondente Rai e direttore di Agon News. Queste sono state le sue parole: “Mi sono dimesso per giusta causa, per la mancanza assoluta delle strutture e del personale minimi per mandare in onda e confezionare un tg. Se questa è la tv del futuro, io non intendo starci”. A detta di Caprarica infatti nella redazione c’era a disposizione un solo telefono, i montaggi dei servizi venivano fatti in un container e c’erano solo nove giornalisti per realizzare le dieci edizioni giornaliere del telegiornale. A queste parole l’editore risponde apertamente: “Le affermazioni che il dottor Caprarica mi attribuisce, totalmente avulse dal contesto, non corrispondono al mio pensiero e sono pretestuosamente collegate all’inaspettata e illegittima decisione assunta dal giornalista. Evidentemente, il dottor Caprarica non ha saputo calarsi nel modello di business di Agon Channel, che punta alla qualità coniugata con l’efficienza. Questa è per noi, oggi, la TV del futuro; forse il dottor Caprarica è rimasto alla TV degli sprechi e del passato”.
Vere o gonfiate, le parole di Caprarica vanno a sottolineare alcuni problemi che si riscontrano anche nel palinsesto del canale, praticamente fatto di repliche, perfino del galà di apertura del canale televisivo condotto da Simona Ventura e Massimo Ghini con ospite Nicole Kidman. Le buone intenzioni certamente non mancano, ma a tre settimane dal via alle trasmissioni i successi sono ben pochi. I programmi infatti per la maggior parte sono qualcosa di già visto in Italia: da “Tutti pazzi per Fotticchia”, striscia satirica quotidiana, a “Leyton Orient”, il talent show condotto da Simona Ventura. “Tenetevi forte. C’è aria nuova in TV”, lo slogan del canale insomma non è proprio azzeccato. Agon Channel infatti, più che un’alba, appare come il tramonto della capacità italiana di fare buona televisione.