In effetti l’iniziativa aveva creato un po’ di subbuglio tra i fan di Amy Winehouse, che si sono scatenati sulla rete da quando la notizia è apparsa sul The Sun. Il tabloid britannico sosteneva infatti che un certo Alki David, grossissimo imprenditore, noto agli addetti ai lavori, stesse progettando un tour sfruttando l’immagine di Amy in versione ologrammata, grazie a una particolare tecnologia hi-tech. L’ologramma della cantante sarebbe stato affiancato da un’orchestra vera e propria, e introdotto sul palco niente meno che dal padre, Mitch Winehouse, dando quindi per scontato che questi sarebbe stato parte attiva del progetto.
Iniziativa senz’altro bizzarra, ma per niente inverosimile, dato che qualcosa di molto simile era già stata fatta con l’immagine del rapper Tupac, durante il Festival di Coachella nel 2012, occasione in cui lo si vede rappare insieme a Snoop Dogg, tra gli altri.
Dopo aver fatto il giro di tutto il web, la notizia è stata però smentita dallo stesso padre dell’artista, attraverso un tweet, in cui dice, testualmente: «Nessuna verità nella storia dell’ologramma. Si tratta come al solito di sciocchezze». Falso allarme quindi.
Mitch non solo ha bollato la notizia come totalmente falsa, negando quindi il consenso della famiglia Winehouse all’utilizzo dell’immagine della figlia per tali scopi, ma è anche intervenuto per bloccare la messa all’asta di documenti personali della performer londinese, ovvero di una lettera d’amore e del testo autografo di Love is a losing game, messi a disposizione per la vendita alla casa d’aste Bonham da un’amica di Amy, che li aveva ricevuti in dono direttamente da lei.
Niente tour, quindi, e niente ologramma. Un vero peccato. O no?