La vita spesso ci pone davanti ad un bivio: bisogna scegliere spesso tra il lavoro e la famiglia e l’agente Ethan Runner, interpretato da uno statico e comico Kevin Costner, ha sempre scelto la prima opzione. In 3 Days to kill di McG, nome d’arte di Joseph McGinty Nichol, l’action movie lascia spazio a un momento educativo genitori-figli raccontando con umorismo il ricongiungimento del padre con la figlia adolescente a dieci anni di distanza. La storia sembra quasi il seguito della serie Taken, di cui ritroviamo qui lo sceneggiatore Luc Besson, ma le scenette comiche superano di gran lunga quelle adrenalitiche. Ormai gli script dello sceneggiatore francese invadono costantemente le sale e spesso e volentieri è la Tour Eiffel a fare da sfondo alle vicende dei protagonisti, proprio come nel caso di 3 Days to kill. Il premio Oscar alla regia per Balla coi lupi, dopo la deviazione televisiva per lo spot del tonno Rio Mare, torna a tirare fuori una performance sufficiente immedesimandosi bene nel vecchio e burbero agente segreto, ma ancora di più nel padre impacciato che non sa come rapportarsi con i giovani della generazione digitale regalando momenti in cui sarà difficile trattenere le risate.
La vicenda inizia con una comica telefonata d’auguri in una cabina telefonica e prosegue tra inseguimenti e gag, la più epica è senza dubbio la ricetta del sugo dettata dall’italiano Guido mentre è sotto tortura. Ethan Runner ha abbandonato moglie (Connie Nielsen) e figlia (Hailee Steinfeld) per il suo lavoro da agente nella CIA, ma la stessa lo caccia quando non è più utile alla causa in seguito a una grave malattia. Cerca a quel punto di riallacciare i contatti con la moglie e la figlia per vivere con loro gli ultimi mesi della sua vita. La tranquillità che stava cercando di trovare viene brutalmente sconvolta dalla bella e misteriosa Vivi (Amber Heard) a capo della squadra speciale incaricata di arrestare il terrorista più ricercato del pianeta: The Wolf (Richard Sammel).
Il problema più grave della pellicola è sicuramente la mancata amalgama tra lo sceneggiatore e il regista: Besson non teme l’esasperazione e tira fuori un testo qualitativamente valido come quelli della saga di Taken, ma il regista è confusionario e sembra di vivere un’esperienza visiva paragonabile ai battiti di un elettrocardiogramma. Sbagliata l’esasperazione dei problemi dell’adolescenza della figlia Zoey , che avrebbero messo in crisi un padre modello, figuriamoci l’agente interpretato da un pur bravo Costner che salva la pellicola. La sua figura compare nella quasi totalità delle scene ed è sempre adeguata al contesto, purtroppo non si può dire lo stesso per la splendida Amber Heard ridotta al ruolo di mera comparsa quando avrebbe potuto essere un personaggio estremamente interessante. Parigi è uno sfondo suggestivo e le scene d’inseguimento in auto spettacolari, ma alla fine la cosa che non convince sono proprio i cambi di situazione thriller-commedy che avvengono spesso nel momento sbagliato. La pellicola può essere sicuramente godibile per gli amanti del genere noir thriller e per coloro che vogliono ammirare nuovamente sul grande schermo il fascino intatto di Kevin Costner.
Valutazione: 6,5/10