Il 22 novembre del lontano 1995 usciva nelle sale cinematografiche americane un film d’animazione destinato a lasciare il segno nella storia: Toy Story. I suoi principali protagonisti, lo spericolato cowboy Woody e l’uomo dello spazio Buzz Lightyear, da 20 anni sono i miti di un’intera generazione che ormai è cresciuta ma continua ad apprezzare i rivoluzionari cartoni animati prodotti dalla Pixar, casa di produzione nata nel 1986 da un’idea – rivelatasi poi geniale – di Steve Jobs.
Ma ecco perché Toy Story fu così rivoluzionario nel suo genere, seppure oggi la tecnologia con cui è stato concepito non suscita più così tanto stupore. Nato dalla straordinaria fantasia di John Lasseter e Bill Reeves, Toy Story è stato il primo cartone animato completamente realizzato al computer con la grafica 3D: in poche parole, una vera e propria opera d’arte iperrealista in movimento.
Oggi, la tecnica inaugurata con Toy Story non fa più nessun effetto sui nostri occhi tecnologici abituati alla rivoluzione della terza dimensione ma, vent’anni fa, lo stupore era immenso. Alcuni aneddoti raccontano di spettatori impietriti dalla meraviglia davanti alla scena notturna della stazione di servizio e della sala giochi illuminata a giorno. L’eredità che Toy Story ha lasciato ai film d’animazione successivi è immensa.
Toy Story ebbe un successo senza paragoni: incassò 361 milioni di dollari nel mondo e il suo creatore, John Lasseter, vinse un Oscar speciale per il “primo film interamente animato al computer”. Inoltre, Toy Story solo per la tecnica con cui fu realizzato era destinato a lasciare il segno ed aprire la strada alla tecnologia tridimensionale che di lì a poco sarebbe diventata indispensabile per creare film d’animazione di successo tanto amati dal pubblico.
Quando John Lasseter venne ingaggiato dalla Pixar nel 1986 insieme a Bill Reeves per sperimentare la grafica 3D, il mondo dell’animazione stava andando alla deriva. La Disney, infatti, produceva un cartone animato ogni 4 anni e anche in televisione i film d’animazione non avevano spazio. “Noi eravamo convinti che i cartoon non fossero solo una cosa per bambini e dopo aver visto la rivoluzione fatta da Coppola, Scorsese, Lucas, Spielberg nell’intrattenimento live action volevamo fare lo stesso per l’animazione“, ha dichiarato John Lasseter, che ha aggiunto soddisfatto: “Il successo di Toy Story ci ha dato la conferma che eravamo sulla strada giusta“.
Il successo di Toy Story nel 1995 ha portato alla realizzazione di altri due film nel 1999 e nel 2010 intitolati Toy Story 2 e Toy Story 3 in cui altri affascinanti personaggi si aggiungevano alla lunga vista dei giocattoli viventi amici di Woody e Buzz. L’eredità della sua rivoluzione ha spianato la strada a numerosi altri film d’animazione di successo come Cars, Cars 2, Monsters & Co., Monsters University, Alla ricerca di Nemo, Wall-E, Up!, Ribelle e Inside Out che omaggiano Toy Story con rimandi e citazioni spesso difficili da individuare: la gratitudine è tanta e ci si può immaginare la Disney Pixar come una grande famiglia con valori solidi e intramontabili.
I 20 anni di Toy Story sono speciali per un milione di altri motivi ma quello più speciale è senza dubbio questo: il coinvolgimento emotivo che genera e l’identificazione con i personaggi, che in realtà sono giocattoli ma dotati di uno spessore psicologico e capaci di provare le stesse intense emozioni degli umani. Così anche lo spericolato Woody soffre di gelosia perché il suo migliore amico umano Andy gioca solo con Buzz, il quale a sua volta si sente triste e frustrato per essere relegato a condurre la monotona vita del giocattolo.
Il panorama Pixar, comunque, anche dopo ben 20 anni non è cambiato: l’amicizia rimane l’elemento cardine di tutti i film d’animazione. Nel recente Inside Out la Disney Pixar ripropone la stessa coppia di personaggi completamente diversi tra loro da cui nasce una’amicizia poco probabile ma, forse proprio per questo, solida e stimolante. Gioia e Tristezza, come Woody e Buzz, non hanno niente in comune ma l’una compensa l’altra con doti e difetti che fanno di una sfida o di una difficoltà un successo garantito.
L’insegnamento che si trae da Toy Story è saggio e profondo: conoscere se stessi e i propri limiti è il primo grande passo verso il successo e l’amicizia può aiutare a scoprirli. Woody insiste sul fatto che Buzz non possa volare fino a convincerlo di essere un fallito, ma quando più nessuno sembrava credere in lui ecco che il cowboy torna sui suoi passi e gli dice: “Buzz tu puoi volare!” mentre l’altro, ormai consapevole dei suoi limiti e delle sue doti, risponde con un compromesso: “Questo non è volare, è cadere con stile“.