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Credit: Abc

Alcuni dei serial killer più efferati e dei racconti più raccapriccianti che abbiamo visto al cinema sono stati ispirati da eventi realmente accaduti. Pensiamo ad Ed Gein, il macellaio di Pleinfield che ha ispirato lo psicopatico criminale Norman Bates di Psycho, ma anche il celebre Leatherface, l’assassiono armato di motosegna del film Non aprite quella porta; o L’esorcista ispirato ad un vero caso di esorcismo avvenuto nel 1949. Ma a ben guardare il mondo è ancora pieno di misteri, omicidi e storie inquietanti che potrebbero essere raccontate sul grande schermo in un film horror. Per questo motivo abbiamo spulciato tra le pagine di cronaca alla ricerca di cinque spaventose storie che non hanno ancora un adattamento cinematografico, ma che meriterebbero assolutamente di averlo.

La maledizione del Cecil Hotel

Gli orrori e i misteri avvenuti al Cecil Hotel di Los Angeles sembrano venir fuori da Shining e 1408. Costruito nel 1924, al 640 S. di Main Street, ha la triste fama di essere stato teatro di diversi suicidi e almeno tre omicidi. Ancor più famosi dei suicidi sono stati gli inquilini stessi. Al Cecil Hotel hanno alloggiato i serial killer Richard Ramirez (1984), noto con l’appellativo di “The Night Stalker”, e Jack Unterweger, l’omicida delle prostitute che ha vissuto nell’albergo per 5 settimane nel 1991. L’hotel pare sia stato anche uno degli ultimi luoghi in cui fu avvistata ancora in vita Elizabeth Short, la giovane attrice nota come The Black Dahlia e vittima di un caso di omicidio ancora irrisolto. L’ultimo mistero riguarda la morte di Elisa Lamb, studentessa 21enne di Vancouver, in Canada, ritrovata morta all’interno del serbatoio di acqua sul tetto dell’albergo. Le indagini hanno stabilito si trattasse di “morte accidentale” e l’autopsia non ha rinvenuto tracce di droga o alcol. Ma se i rapporti di polizia ci raccontano poco o niente della vicenda, un video di sorveglianza dell’ascensore ci mostra Elisa pochi minuti prima di morire. Guardatelo (è qui sotto) e noterete un comportamento decisamente bizzarro e inquietante, come se si stesse nascondendo da qualcuno. Comunque una buona notizia per gli amanti degli horror è che un film basato su questa storia è attualmente in produzione.

Overtoun Bridge

È uno strano fenomeno quello che riguarda l’Overtoun Bridge, che si trova nei pressi di Dumbarton, in Scozia. Costruito nel 1859 deve la sua fama al fatto che i cani che vi passeggiano vengano presi dall’irrefrenabile desiderio di buttarsi giù. Dagli anni ’60 ad oggi, decine di cani di diverse razze e dimensioni si sono gettate nel vuoto, e solo in pochi sono sopravvissuti. Il particolare più inquietante è che i cani si lanciano sempre dallo stesso punto e dallo stesso lato del ponte. In tanti hanno provato a spiegare questi suicidi canini senza però che si riuscisse a trovare una causa certa dello strano comportamento. Come tutti quei casi in cui la spiegazione resta un mistero, entra in gioco il paranormale. Alcuni credono che il ponte sia infestato dagli spiriti, come Kevin Moy che nel 1994 gettò dal ponte il figlioletto neonato. L’uomo risulterà positivo al test antidroga ma continuò a ripetere che sul punte c’erano presenze oscure. Dopo tutto, l’Overtoun è la traduzione celtica di “luogo sottile”, una posto in cui mondo umano e aldilà si dice siano vicini.

Maschere di piombo

Il 20 agosto del 1966, sulla collina di Morro do Vintem, nella città di Niterói, in Brasile, vennero ritrovati i cadaveri di due uomini, successivamente identificati come Manoel Pereira da Cruz e Miguel José Viana, due tecnici elettronici, allontanatisi il 17 agosto precedente, per motivi di lavoro, dalla loro città a 200 Km dal luogo del ritrovamento. I due distesi a terra, come se stessero riposando, erano adagiati su un letto di foglie tagliate con precisione, ed indossavano abiti eleganti, impermeabili nuovi e identici, e sul volto una bizzarra maschera di piombo (da cui il nome con cui è noto il fatto di cronaca). Le indagini non portarono a scoprire la causa del decesso ma tra le ipotesi che emersero i due amici sarebbero stati avvelenati durante quello che può essere considerato un esperimento di natura esoterica, al quale stavano prestando la propria partecipazione.

Ourang Medan, la nave fantasma

Di tutte le storie di morti e sparizioni misteriose in mare, quella del mercantile olandese SS Ourang Medan è una delle più agghiaccianti. Nel giugno 1947 la guardia costiera malese ricevette dalla nave un messaggio incomprensibile in alfabeto Morse che affermava: “Tutti gli ufficiali, tra cui il capitano della nave e l’equipaggio intero giacciono morti…forse in tutta la nave non restano superstiti”; successivamente seguì un ulteriore messaggio: “…anche io sento arrivare il mio momento, aiutatemi!”. Quando i soccorsi raggiunsero il mercantile, effettivamente lo trovarono disseminato di cadaveri con occhi e bocche spalancate, in pose terrorizzate, ma senza segni di violenza. Prima di completare le indagini un incendio nella stiva costrinse i soccorritori ad abbandonare la nave. Poco dopo, l’Ourang Medan fu visto esplodere e affondare. Le teorie su ciò che è accaduto vanno dall’avvelenamento da monossido di carbonio a storie di fantasmi, ma nessuna di loro tiene conto di un fatto semplice: in nessun registro di trasporto, documento assicurativo o della costruzione della nave stessa, c’è una prova inconfutabile che l’Ourang Medan sia realmente esistita. Il mistero resta.

5 storie vere che meritano di diventare un film horror

Morte nel Passo Djatlov

L’incidente avvenuto il 2 febbraio 1959, nel passo di Djatlov sul Kholat Syakhl, uno dei monti degli Urali settentrionali, comunemente noto come la “Montagna Morta”, che provocò la morte di nove esperti escursionisti è ancora avvolto nel mistero, o quasi. La ricerca di eventuali sopravvissuti scoprì una tenda strappata dall’interno, con attrezzature e scarpe al suo interno nonostante le temperature gelide. Seguendo una scia di impronte in fuga a piedi nudi vennero recuperati cinque corpi, due dei quali vestiti solo di biancheria intima. Gli altri furono ritrovati mesi dopo col disgelo primaverile. Alcuni presentavano strane ferite di schiacciamento, trauma cranico e lingua mancante. La mancanza prove certe ha fatto nasce molte congetture sulle cause dell’evento. Gli investigatori sovietici stabilirono che le morti erano state provocate da “una irresistibile forza sconosciuta” che aveva spinto gli escursionisti al di fuori del calore e della sicurezza del loro rifugio. Una conclusione che però solleva ancora più domande.

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