Dal 4 febbraio nelle sale italiane sbarcherà “The hateful eight”, l’ultima fatica cinematografica di Quentin Tarantino. Dopo svariati mesi di attesa, finalmente potremo godere di quella che sembra avere tutti i requisiti per essere considerata l’ottava strepitosa opera tarantiniana.
La trama “sembra” semplice. C’è una baita immersa in una tempesta di neve. Dentro, 8 misteriosi personaggi: un cacciatore di taglie (Samuel L. Jackson), un boia (Kurt Russell) e la sua prigioniera (Jennifer Jason Leight), un cowboy (Michael Madsen), un sedicente sceriffo (Walton Goggins), un ex-schiavo (Tim Roth), un maggiore dell’esercito (Bruce Dern) ed il custode della locanda (Demian Bichir).
Sappiamo solo che “fidarsi della persona sbagliata potrebbe essere mortale” e che “nessuno è ciò che sembra”.
Ma prima di vedere e sciogliere finalmente ogni dubbio intorno ai misteri di “The hateful eight”, ci sono 7 cose che qualsiasi spettatore deve sapere. Eccole di seguito:
Una realizzazione a rischio
Un vero e proprio scandalo colpì la fase iniziale di realizzazione del progetto “The hateful eight”. La sceneggiatura del film finì misteriosamente in rete, venendo letta da centinaia di migliaia di curiosi quando ancora non era stata girata una sola scena.
Tarantino aveva affidato lo script a solo sei persone, tra attori e produttori, ma in qualche modo, forse per mano di qualche agente senza scrupoli, questo trapelò. Questa assurda scorrettezza portò inizialmente l’infuriato regista a voler abbandonare il progetto, definendolo “morto sul nascere”.
Ma qualche mese dopo, Quentin Tarantino ritorna sui suoi passi. La notte di Pasqua, nella leggendaria sala dello United Artists Theatre di Los Angeles, regala una lettura “live” (con attori e voce narrante) di parte della sceneggiatura “rubata” di The hateful eight, decidendo così di procedere nonostante tutto alla realizzazione del film.
Per fortuna, aggiungiamo. Non avremmo mai perdonato al buon Quentin di averci privato del suo genio western.
La prima volta insieme di Tarantino e Morricone
The Hateful eight è il primo film nel quale Quentin Tarantino utilizza musiche originali – cioè appositamente composte per l’occasione – di Ennio Morricone.
Come noto, il maestro Morricone è stato l’artefice di decine di colonne sonore di film western, come “Il buono, il brutto e il cattivo” e “C’era una volta il West”.
Tarantino, da sempre suo estimatore, ha usato più volte la musica del compositore italiano nei suoi film – in Kill Bill-Volume 2, Grindhouse, Bastardi senza gloria e Django Unchained –, ma stavolta potrà avvalersi di una partitura musicale creata appositamente per lui.
Tarantino racconta di essersi recato personalmente a casa di Morricone per convincerlo a collaborare al progetto e di esserci riuscito grazie all’aiuto della moglie del Maestro, convinta sostenitrice del talento del marito e fan del regista statunitense.
A 87 anni, Ennio Morricone non solo scrive e compone la colonna sonora di The hateful eight, ma riceve per questo lavoro un Golden Globe alla miglior colonna sonora, un Critics’ Choice Movie Awards ed è in corsa per la vittoria della più ambita statuetta, il Premio Oscar.
Il ‘glorioso’ Ultra Panavision 70 mm
Tarantino, si sa, è un grande sperimentatore: ha creato un genere tutto suo, ma al tempo stesso è un amante della tradizione, che non si esime dall’onorare alla prima occasione.
The hateful eight rende omaggio al passato anche nel formato utilizzato: il film, infatti, è stato girato in Ultra Panavision 70 mm, un formato ormai desueto e utilizzato
negli anni’50/’60 per kolossal come Ben Hur e La caduta dell’Impero romano.
Il 70 mm usa delle lenti che permettono di ampliare la scena in maniera panoramica: Tarantino approfitta di questo vecchio formato per tenere in scena tutti gli 8 personaggi come se si trattasse di uno spettacolo teatrale ed esaltare i vasti paesaggi innevati che fanno da sfondo al film.
The hateful eight, dunque, esiste in due versioni: quella digitale, distribuita su larga scala, e quella in Ultra Panavision 70, che in Italia è stata distribuita in pre-release a partire dal 28 gennaio scorso nelle 3 sale adatte alla proiezione (l’Arcadia di Melzo, il Lumière di Bologna ed il Teatro 5 di Roma).
Una ghiottissima occasione per gli amanti del cinema “all’antica”.
Il secondo di una trilogia?
E’ risaputo quanto Tarantino sia ossessionato dal genere western ed in particolare dai film di Leone e Corbucci. Una vera e propria smisurata passione mostrata al grande pubblico con Django Unchained, il film del 2012 con Jamie Foxx e Christoph Waltz.
Ma esser stato l’autore di un unico film western, secondo Tarantino, non fa di lui un regista western: secondo la sua visione, per essere considerato un vero regista del genere, è necessario realizzare almeno 3 film.
Ecco perché a ragione possiamo affermare che Tarantino stia procedendo su questa strada verso l’obiettivo: se Django è stato il suo primo film western, The hateful eight è sicuramente il secondo, per cui non ci resta altro che attendere il terzo. Stando al ritmo di produzione del regista, il prossimo film potrebbe vedere la luce nel 2019.
Il cast mancato
Nonostante il cast di “The hateful eight” includa alcuni “attori habituè” delle pellicole tarantiniane (Samuel L. Jackson, Michael Madsen, Tim Roth), il cast ha subito diverse variazioni prima di esser chiuso definitivamente.
Ad esempio, la parte di Daisy Domergue (andata infine alla talentuosa Jennifer Jason Leight) era stata originariamente scritta per essere interpretata da un’attrice più giovane. Jennifer Lawrence era il nome più pesantemente legato al ruolo, ma Tarantino, rimanendo estremamente colpito dal provino della Jason Leight, decise di modificare il personaggio, rendendolo più appropriato per un’attrice più matura.
Altri imponenti nomi avrebbero potuto far parte del film, come Christoph Waltz e Viggo Mortensen. Impegni lavorativi avrebbero impedito ai due attori di unirsi al cast, che venne infine completato con la presenza Samuel L. Jackson, vero e proprio attore feticcio di Tarantino, con una parte straordinaria appositamente scritta per lui.
Il Tarantino più lungo
Che i film di Quentin Tarantino fossero lunghi non c’erano dubbi, ma con The hateful eight Quentin supera se stesso. La durata complessiva è di 167 minuti, ossia 17 minuti in più di Django e 30 minuti più di Bastardi senza gloria.
Se consideriamo la versione 70mm i minuti diventano addirittura 187, poiché troviamo una maestosa ouverture e un intervallo tra un tempo e l’altro stile vecchi tempi.
Ma di lungo, non c’è solo la durata. Il titolo dell’ottava pellicola di Tarantino è quello più lungo dell’intera filmografia del regista.
Curiosamente, i titoli di ogni altro film sono composti da sole due parole (Le iene, Kill Bill, Jackie Brown, per citarne qualcuno).
Uno degli ultimi Quentin?
Durante le conferenze stampa di presentazione di The hateful eight, Quentin Tarantino ha più volte detto che il suo tempo da regista sta per scadere. E sarebbe quello il motivo per cui conta i suoi film.
Ha dichiarato: «Questo è il mio ottavo film, probabilmente ne farò dieci, quindi sto già pensando a quello che ho intenzione di fare dopo. È per questo che li sto contando. Me ne mancano due. Voglio fermarmi a un certo punto».
Cosa farà dopo Tarantino? La buona notizia è che sembra non avere alcuna intenzione di smettere di scrivere.
Non scriverà sceneggiature (non per i suoi film, magari per altri? Chissà), ma ha spesso espresso il desiderio di scrivere un giorno libri per bambini e dedicarsi al teatro.
Insomma, il mondo dovrà imparare a fare a meno dei suoi film, ma avrà modo di godere delle altre forme d’arte che il genio di Tarantino regalerà.