L’anno 2022 si è chiuso con luci e ombre per il mercato editoriale italiano, così come evidenziato dai dati pubblicati recentemente dall’Istat, che fotografano proprio la situazione definitiva relativa a quel periodo. Se la produzione di libri ha visto un leggero incremento dell’1,3% rispetto al 2021, infatti, dall’altro lato è diminuito il numero di italiani che leggono per piacere personale, con un decremento dal 40,8% al 39,1%. Il calo conferma una tendenza al ribasso anche rispetto al 2001, nonostante la presenza di lettori forti che continuano a leggere intensamente, che accentuano la polarizzazione delle abitudini di lettura nel paese.
Cresce la produzione di libri nonostante le difficoltà economiche
Un primo interessante dato da analizzare nel report Istat è quello riguardante la produzione di libri. Nel 2022, infatti, l’industria editoriale italiana ha prodotto complessivamente 86.174 opere librarie a stampa, con una tiratura totale di circa 198 milioni di copie. Se includiamo e-book e opere autopubblicate, il numero di titoli sale a 102.987, equivalenti a 282 titoli pubblicati ogni giorno, ovvero 12 libri all’ora, valore che accende i riflettori sulla componente digitale, ormai non più riservata agli streaming audiovisivi o ai giochi da casino resi più accessibili dalle piattaforme specializzate e dalla disponibilità di bonus free spin che consentono di avvicinarsi ai passatempi anche in forma gratuita, ma coinvolge sempre più anche scrittori e lettori. Il trend di crescita avviene, peraltro, nonostante un anno segnato da elevati costi per energia e carta, fattori che hanno portato alla fine del 2022 quasi la metà degli editori a riportare un calo del fatturato.
E sono proprio i grandi editori a dominare la scena, con una produzione che copre un terzo dei titoli pubblicati complessivamente e tre quarti della tiratura totale. In confronto, i micro, piccoli e medi editori, pur rappresentando il 64,9% dei titoli pubblicati, contribuiscono solo per il 24,2% alla tiratura totale. Le difficoltà economiche hanno infatti colpito maggiormente proprio le aziende di minori dimensioni, che hanno dovuto aumentare i prezzi di copertina dei libri del 40,2%, contro il 26% per i grandi editori. Anche i costi di distribuzione e promozione hanno pesato di più sui piccoli, rappresentando il 38,3% del prezzo di copertina, rispetto all’8,6% per i grandi.
Self-publishing: un fenomeno in crescita
In concomitanza con l’aumento dei costi e le difficoltà dell’editoria tradizionale, trova sempre più spazio un nuovo fenomeno, ossia quello del self-publishing, che rappresenta ora il 14% dei libri in commercio. Questo segmento consente in pratica agli autori di pubblicare le proprie opere senza passare attraverso le case editrici tradizionali, spesso utilizzando servizi di supporto o pubblicando direttamente con un proprio codice ISBN, con evidenti vantaggi in termini di investimento iniziale e possibilità di autopromuoversi.
Il self-publishing è diventato una valida alternativa per molti scrittori, desiderosi di sfuggire alle stringenti logiche di mercato o dopo aver visto rifiutati i propri manoscritti, che dunque scelgono la via della piena autonomia per cercare di raggiungere il pubblico.
Un’analisi dei lettori
Nonostante l’aumento della produzione libraria, il numero di italiani che leggono almeno un libro all’anno per piacere personale è in calo. Questo dato, sceso al 39,1% nel 2022, riflette una continua discesa rispetto agli anni precedenti, con nette discrepanze a livello geografico: il 46,1% dei residenti nel Nord, infatti, ha letto almeno un libro, contro il 42,4% nel Centro e solo il 27,9% nel Mezzogiorno.
L’analisi dei dati rivela ancora una predominanza del formato cartaceo, con sette lettori su dieci che leggono solo libri fisici. La lettura di e-book è più diffusa tra gli uomini (15,5%) rispetto alle donne (10,1%), mentre la preferenza per il cartaceo è maggiore tra le donne (71,9% contro 66,9%). Gli audiolibri rimangono invece marginali, utilizzati solo dallo 0,5% della popolazione.
Il punto sulla distribuzione: grandi vs. piccoli editori
Un ultimo significativo aspetto riguarda la parte relativa alla distribuzione, dove si amplificano ulteriormente le differenze grandi e piccoli editori. I grandi editori possono infatti contare su una distribuzione più ramificata e risorse maggiori per promuovere i propri titoli, mentre i piccoli editori faticano a vendere le loro opere, con difficoltà che spesso risultano decisive per la sopravvivenza stessa dell’attività. Nel 2022, il 20,8% degli operatori del settore ha dichiarato di avere giacenze e reso per oltre la metà dei titoli pubblicati, con una percentuale più alta tra i micro editori (24,3%) e i piccoli editori (16,6%).
Dati alla mano, il 2022 ha evidenziato una certa capacità di adattamento del settore editoriale italiano, che nonostante le sfide economiche e le tante problematiche che hanno reso più difficile il lavoro di autori e produttori è riuscito a mantenere – e addirittura a far crescere di un punto percentuale – il numero dei prodotti immessi sul mercato. Resta però da fronteggiare il calo dei lettori, un fenomeno tutt’altro che positivo da contrastare anche con azioni di promozione della lettura, soprattutto tra le fasce della popolazione meno inclini a questa attività, e sostenendo i piccoli editori, che giocano un ruolo cruciale nella diversificazione dell’offerta culturale. Il futuro dell’editoria in Italia dipenderà proprio dalla capacità del settore di adattarsi a questi cambiamenti e di stimolare un amore per i libri che possa rivitalizzare le abitudini di lettura nella popolazione.