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Corteggiato dal cinema che conta, impegnato a teatro con l’“Hamlet” di Shakespeare, e in attesa di indossare di nuovo i panni di “Sherlock”, Benedict Cumberbatch ha trovato anche il tempo di prestare la sua voce a “Napoli ‘44”, docu-film realizzato dal regista partenopeo Francesco Patierno tratto dal libro di Norman Lewis, testimone d’eccezione della Napoli appena liberata dai tedeschi.

Tra atti di eroismo, storie di povertà e di guerra, aneddoti e folclore locale, il taccuino che questo giovane ufficiale inglese tenne in quel periodo ci permette oggi di vedere e comprendere una realtà che di solito i libri di storia tralasciano: la guerra vissuta nella quotidianità di una grande città. Pubblicato in Inghilterra nel 1978, Napoli ’44 è stato definito dal “The Saturday Review” come «uno dei dieci libri da salvare sulla seconda guerra mondiale». Un importante documento storico che nel 2016 arriverà anche sul grande schermo.

Una Napoli ferita e umiliata dai bombardamenti, la città delle signorine e degli sciuscià, la Napoli borghese e dei nobili decaduti, ma soprattutto quella della gente comune maestra dell’antica arte dell’arrangiarsi. Quando la Quinta Armata entra a Napoli nel 1943, il giovane ufficiale inglese Norman Lewis rimane incantato da tutto questo magma sociale così complesso e, dopotutto, vivo e pulsante nonostante la guerra. Norman non può fare a meno di innamorarsi di quella terra e di quella gente, e più inizia a posare il suo lucido sguardo sulla cruda miseria umana e materiale di Napoli, più le pagine bianche dei suoi diari si riempiono di una molteplicità di storie e personaggi. La cronaca straordinaria della vita di un popolo fiero costretto a sopravvivere agli orrori della guerra con la prostituzione, furto, contrabbando, creatività e una fede disperata nei miracoli

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