Bagno di folla per i giovani protagonisti di Braccialetti Rossi al Giffoni Experience. Un’accoglienza degna delle star internazionali passate in questi giorni sul Blue Carpet del festival, da Lea Michele a Dylan O’Brien e Richard Gere. Il cast della fiction rivelazione di Rai 1 è arrivato al festival per incontrare i fan al Meet&Greet e subito dopo i giurati di questa 44esima edizione. Assieme ai sei protagonisti Carmine Bruschini (Leo), Lorenzo Guidi (Rocco), Brando Pacitto (Vale), Pio Luigi Piscicelli (Toni), Aurora Ruffino (Cris) e Mirko Trovato (Davide) erano presenti anche il regista Giacomo Campiotti, il produttore Carlo Degli Esposti e Albert Espinosa, autore del format originale spagnolo della serie tv “Pulseras Rojas”.
Da agosto a novembre il cast sarà impegnato nella realizzazione della seconda attesissima stagione. Inevitabile quindi che gran parte delle domande fossero mirate a sapere qualcosa di più del futuro che attende i protagonisti. “Non posso dire molto – dice Campiotti – , ma vi anticipo che nella seconda stagione Davide (Mirko Trovato) ci sarà ancora” , confermando una voce circolata già nelle settimane scorse. Nessuna parola però sul modo in cui Davide ritornerà (“Dovete vederlo” dice il regista), se in qualche flashback o sottoforma di “fantasma”, dato che è morto di un intervento al cuore nella quarta puntata della prima serie.
L’entusiasmo che accoglie questi giovani attori a Giffoni è l’ennesima conferma del successo di questa serie che ha appassionato un pubblico intergenerazionale con una storia che parla soprattutto di amore e di amicizia, anche se ambientata tra le corsie di un ospedale. “Raccontiamo la storia di ragazzi afflitti dalla malattia che cercano di vivere le emozioni della loro età in maniera normale. Siamo diventati degli idoli, seppur interpretando persone malate e mutilate, perché raccontiamo storie vere e la ricerca della normalità. Chi soffre davvero, nella realtà, è più speciale di noi: noi ci limitiamo a dare voce ai malati che non possono raccontare le loro storie” rispondono i 6 ragazzi a chi gli chiede se sanno spiegarsi questo incredibile successo.
“Abbiamo raccontato che un ospedale diverso, con medici gentili, colori e giardini è possibile” aggiunge il regista. “Ho chiesto ai ragazzi di non recitare, di essere se stessi, veri: loro non sono né più belli né più intelligenti di voi qui in questa sala. Le lacrime spesso erano vere, perché tutti loro hanno sentito dentro le emozioni dei personaggi che interpretavano”. E forse sono proprio queste emozioni e questo amore ad aver bucato lo schermo e ad essere arrivati fin dentro al cuore del pubblico.