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Il 7 gennaio 2015 intorno alle 11,30 un commando di tre uomini armati ha attaccato la sede del giornale Charlie Hebdo durante una delle solite riunioni settimanali di redazione. Si parla di attentato: dodici sono i morti, tra cui il direttore Stephan Charbonnier, detto Charb, e tre noti disegnatori di vignette, Cabu, Tignous e Georges Wolinski. Pochi minuti prima il settimanale satirico aveva pubblicato sul proprio profilo Twitter una vignetta su Abu Bakr al-Baghdadi, leader dello Stato Islamico. Durante l’attentato avvenuto a Parigi, il più grave dal 1961, gli uomini del commando hanno inneggiato Allah. La Francia è ancora sotto shock.

L’ultima vignetta (profetica?) del direttore del giornale Charlie Hebdo, Stephane Charbonnier, risale al 2009. “Ancora nessun attentato in Francia” – sono le parole del talebano raffigurato nel disegno – “Abbiamo fino alla fine di gennaio per fare gli auguri”. Sembra una specie di profezia prima di essere ammazzato insieme ad altre persone e collaboratori nella sede del suo giornale.

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Un altro attentato avviene nella notte tra il 1° e il 2 novembre 2011, quando la sede del giornale viene distrutta con il lancio di bombe Molotov, appena prima dell’uscita del numero del 2 novembre dedicato alla vittoria del partito fondamentalista islamico nelle elezioni in Tunisia. La copertina raffigurava una vignetta satirica con Maometto che dice “100 frustate se non muori dalle risate” e il titolo “Charia Hebdo”, un game-word a metà tra Sharia e il nome del giornale.

L’attentato a Charlie Hebdo rappresenta ancora una volta un mondo che non sa comunicare. Alla strage avvenuta in Francia si può reagire odiando oppure cercando, forse illusoriamente, di credere e immaginare una società diversa. Una guerra di civiltà e religione? Chi dimentica valori come la fratellanza, l’uguaglianza e la libertà e alimenta l’odio e la violenza dimentica di essere uomo.

Charlie Hebdo ha utilizzato la provocazione e la satira attraverso le sue vignette per combattere la violenza e l’odio, per tutelare la libertà e i valori della Rivoluzione francese. Privazioni e limiti non sono che rifiuti di differenze politiche e culturali. La strage che ha colpito il cuore della Francia testimonia quanto non ci sia nessuna collettività e tolleranza, nessuna accettazione di diversità, perché l’uguaglianza spaventa sempre.

Blog di Cultura ricorda Charlie Hebdo con alcune delle vignette più belle e significative.

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