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Lo scivolone è sempre dietro l’angolo e non quello del parchetto. Farebbero meglio a ricordarselo molte personalità very important che delle volte cadono proprio ad angelo prendendo una panciata social. Dopo la figura poco decorosa di Belen, avvezza alle chiacchiere maligne, ecco gettarsi in pasto ai detrattori Mariano Di Vaio. Il bel fashion blogger ha poco di fashion nella sua uscita social del giorno in cui si premura di ricordare a tutte e tutti che lui i giornali li segue? No, che ha una bella faccia da mostrare.

Se Belen può mostrarsi in un post in cui ricorda il compianto Pino Daniele, Mariano vuole dire la sua sulla strage avvenuta alla redazione parigina di Charlie Hebdo e lo fa mettendo una sua fotografia. “Nessuna regola, nessuna religione, nessun potere, nessuna autorità né il denaro, nulla vi dà il diritto di uccidere qualcuno #freedom #lovelife #peace #Wednesdayworkout” si e nel frattempo lui torna in palestra con ben tre punti esclamativi. Come dire: il mondo crolla ma io torno in palestra e ve lo devo fare sapere ricordandovi che però ho un bel po’ di mercanzia da farvi vedere.

Petto e pettorali insomma, democrazia social. Ma davvero dall’alto della loro bellezza, riconosciuta e per carità nessuno vuole certo accusarli di falsità, possono dimenticare che la morte non ha nulla di esibizionistico? La strage di una redazione avvenuta per giunta nella culla della Libertà, può essere ricordata in questo modo? La risposta è secca, retorica, certo che no. E poco importa se lo stesso Mariano Di Vaio sempre su Instagram in un’altro post dice che la sua faccia serve per far si che il messaggio di sdegno per quanto è successo possa far girare lo sdegno e il ricordo di quanto accaduto in rete.

È vero che c’è posto per tutti nel bel mondo di Facebook, Twitter, Instagram &co. e tutti possono esprimersi. Ma è bene ricordare che gli utenti followers non sono delle macchinette spremi likes e in certi casi fare un passo indietro con la propria immagine, può essere apprezzato più umanamente che social mente.

Charlie Hebdo, Mariano Di Vaio e il post inopportuno

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