È morto ad Asiago il regista Ermanno Olmi. Aveva 86 anni.
Olmi era nato nel 24 luglio del 1931 a Bergamo. La malattia durava da tempo, dopo l’aggravarsi della situazione, nonostante l’assistenza sanitaria costante, il regista se ne è andato domenica, la notizia si è diffusa poco dopo sulle principali testate nazionali.
Il decesso di Olmi lascia un enorme vuoto nel mondo del cinema italiano.
Olmi è stato regista e sceneggiatore, nato da una famiglia contadina e profondamente cattolica, il regista si trasferì a Milano assieme ai genitori nel 1933. Il padre ferroviere morì durante la seconda guerra mondiale, Olmi trascorse invece la sua infanzia tra le realtà operaie della periferia milanese e il mondo contadino, a Treviglio, nella campagna del bergamasco.
Iniziò a studiare arte drammatica da giovanissimo, lavorando per mantenersi in modo autonomo. E’ proprio nell’ambiente lavorativo che inizia a girare documentari legati al mondo tecnico-industriale.
Il suo primo lungometraggio è del 1959, “Il tempo si è fermato”, racconto che racconta il rapporto tra uno studente e il guardiano di una diga. Fonda poi con alcuni amici la società di produzione “22 dicembre” e dirige “Il posto”, 1961, film che viene accolto bene dalla critica e fa iniziare la carriera del regista. La storia racconta la vita di due giovani alla ricerca del primo lavoro. E’ di due anni dopo “I fidanzati”, una storia di vita quotidiana, fatta di sentimenti raramente espressi ma che si manifestano nei gesti e nelle azioni dei protagonisti.
Nel 1965 esce, “E venne un uomo”, biografia di Papa Giovanni al quale si sente unito dalle comuni radici bergamasche.
Nel 2002, ottenne notevoli riconoscimenti con il suo “Il mestiere delle armi”, pellicola dedicata al condottiero Giovanni De’ Medici che racconta l’avvento della polvere da sparo nell’arte della guerra.
Padre di tre figli, Ermanno Olmi lascia un grande vuoto in quel cinema italiano che non si vede più e del quale era una grande artigiano e pensatore.