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Fino a dove si può spingere la crudeltà di un personaggio? I primi episodi di Game of Thrones 6 e Gomorra 2 sembrano effettuare questo esperimento, prendendo come cavie due personaggi che al pubblico viene sempre più naturale detestare: Ramsay Bolton nella serie basata sui libri di George R. R. Martin, Ciro Di Marzio, “l’Immortale” in quella ispirata al romanzo di Roberto Saviano. I due, così diversi somaticamente (il britannico Iwan Rheon e il casertano Marco D’Amore) e appartenenti a due universi apparentemente inconciliabili, sono uniti dal filo conduttore rappresentato dall’assenza di limiti delle proprie azioni: un po’ doppio gioco, un po’ istinto di sopravvivenza. È possibile dunque accostare la ferocia di Ciro a quella di Ramsay?

Tanto per cominciare, sono i fatti a parlare per loro: e gli ultimi episodi di GoT e Gomorra rappresentano forse l’apice della crudeltà dei personaggi in questione. Nella 6×03 di Game of Thrones abbiamo assistito a una clamorosa doppietta del figlio bastardo di Roose Bolton, che prima uccide a sangue freddo il padre, poi fa sbranare dai propri cani Walda (la moglie di Lord Roose) e il figlioletto neonato. Tutto questo a coronamento di un curriculum che annoverava tra le avventure del giovane Ramsay la tortura, con tanto di castrazione fisica, del povero Theon Greyjoy, e lo stupro della moglie Sansa Stark.

Nella 2×01 di Gomorra, Ciro compie invece l’atto più meschino, l’uxoricidio: il brutale assassinio di Deborah rimane sospeso tra il momento di rabbia cieca e un secondo fine, rappresentato dall’eliminazione del problema, ovvero la moglie intenzionata a denunciare Ciro alla polizia. Istinto di sopravvivenza, appunto. Come quello che aveva spinto Ciro, nella prima stagione, a torturare e uccidere la giovanissima fidanzata di Danielino (nell’episodio dedicato a Gelsomina Verde) per evitare che Gennaro Savastano e Salvatore Conte scoprissero che dietro l’omicidio di Tonino Russo ci fosse il suo zampino.

Ecco, la differenza sostanziale tra i due personaggi, accomunati da una diabolica intelligenza e resi magnificamente da due interpreti perfettamente in parte, è proprio qui: mentre le inaudite mosse di Ciro Di Marzio vengono comandate da un bene superiore in un certo senso razionale, facente riferimento alla sua visione di gioco, le azioni di Ramsay Bolton sono invece dettate da un misto tra sete di potere e follia pura. Follia che non è possibile riscontrare nella filosofia criminale machiavellica dell’Immortale di Gomorra.

Ramsay il folle, Ciro il criminale: due facce della stessa ferocia.

[Foto: Sky Atlantic/HBO]

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