“Ho parcheggiato nello spazio per handicappati…oh scusa sì, spazio per disabili, è questa la terminologia appropriata.”
Come si evince dalla prima battuta pronunciata dal protagonista della serie animata di cui stiamo per parlare, BoJack Horseman è tutto fuorché un cartone edificante ed educativo. Se perciò cercate un prodotto dai solidi principi morali da vedere (e soprattutto, da far vedere ai vostri pargoli) indirizzatevi verso altri lidi.
Se invece siete alla disperata ricerca dell’erede di South Park e Drown Together, e se per voi I Griffin e Bob’s Burgers sono troppo soft, allora avete trovato il Sacro Graal. Per gentile concessione di Netflix. La piattaforma streaming on demand, il cui catalogo italiano è partito la scorsa settimana, nella sua offerta propone questo BoJack Horseman, storia di un cavallo che cerca di riconquistare le luci della ribalta dopo una carriera fallita da attore.
La sitcom animata, creata dalla mente geniale del 31enne Raphael Bob-Waksberg e prodotta proprio da Netflix, è giunta negli USA alla seconda stagione, con la terza in cantiere per il 2016. A dare voce a BoJack e alle sue velenosissime frecciate contro Hollywood e in generale la società contemporanea occidentale, è l’attore e doppiatore canadese Will Arnett, conosciuto nel mondo delle serie tv soprattutto per i ruoli in The Millers e 30 Rock.
Le prime due stagioni di BoJack Horseman sono composte da dodici episodi ciascuna. Ad affiancare il protagonista, sono altri personaggi dalle sembianze zoomorfe: si va da Princess Carolyn, la gatta ex fidanzata di BoJack, al cane Mister Peanutbutter (Burro d’arachidi), suo rivale in amore.
E come ogni show satirico che si rispetti, BoJack Horseman si fa beffe anche di alcune celebrità, da Paul McCartney a Beyoncé, facendole apparire nella serie. Ad esempio, l’artista texana si manifesta nel sesto episodio della prima stagione, in cui scivola su alcune banconote da 1 dollaro lanciate da BoJack.