Cesare Cremonini ci sta prendendo gusto. Ha fatto la gavetta al contrario e paradossalmente se l’è dovuta sudare più di altri. La partenza sprint nel lontano 1999 con i Lunapop ha lanciato sul mercato un’arma a doppio taglio. Potentissima da una parte, distruttiva dall’altra. E con la carriera da solista all’orizzonte, il buon Cesare da Bologna ci ha messo più del previsto a far capire a tutti che quel ragazzo sfrenato dai capelli rossi era solo un’immagine. Che all’interno dei suoi testi si mescolava profondità. Ci ha messo del tempo, ma ce l’ha fatta. Il lavoro ha pagato e ad un anno di distanza dall’ultimo album, reduce da un successo stratosferico, sta per bissare. Il nuovo singolo “Buon viaggio” incontrerà gli italiani il 27 marzo, esattamente trecentosessantacinque giorni dopo il lancio di “Logico #1”, da cui deriva poi l’album.
Logico, appunto. C’è chi lo ha chiamato il disco della consacrazione. Probabilmente è solo la chiusura di un cerchio aperto quindici anni prima e sigillato con la consapevolezza di essersi meritato i PalaSport pieni nel lungo tour autunnale.
L’album merita attenzione, ma soprattutto un riascolto. Bisogna scavare per rintracciarne tutti i significati.
Guadagna contorni differenti rispetto alle opere precedenti, con un passaggio più netto all’elettronica. Ne esce fuori un tormentone senza ritornello (Logico), una grintosa notte sfrenata a ritmo di Angelina (GreyGoose) e tanta poesia nei restanti pezzi cosparsi di fini citazioni, spesso indirette, a Beatles e Rolling Stones.
Colpiscono i testi, ricoperti da un involucro che ne rende affascinante la scoperta. La logica è la spina dorsale del disco a livello concettuale. Spinge a pensare che l’unica vera logica a cui si aggrappa il mondo oggi è quella dell’irrazionalità. Logica irrazionale. È un ossimoro, ma si tinge di verità nei 42 minuti che accompagnano un disco che ha bisogno di guardare in modo nuovo il mondo. Sente l’esigenza di darsi una scossa.
LOGICO #1 – Il “Logico, sì è logico” che ha stracciato tutti i record radiofonici dell’anno nasconde il testo che si farà ispiratore del disco intero. È un Cremonini diverso rispetto ai sentimenti cantati anni addietro. Canta un uomo oramai consapevole di tagliare i fili all’amore perfetto. Richiede disperatamente solo un complice nel disordinato e confuso mondo in cui si ritrova.
GREYGOOSE – La Vodka che titola il pezzo non è altro che l’attrice non protagonista di una storia consumata in una notte e raccontata in un frizzante botta e risposta tra promesse d’amore e richieste erotiche. Il sorriso della notte si fa più mite al calar del pezzo. Sconvolto, ma allo stesso tempo riflessivo: “Nella luce dei lampioni ti ho rivista ancora: l’amore non viene mai una volta sola”.
IO E ANNA – L’ideologico sequel di Anna e Marco si proclama come uno dei pezzi più virtuosi dell’album intero. L’immaginazione della crescita dei giovani personaggi di Dalla è quasi traumatica. Anna è stanca della monotonia della sua vita e vuole evadere dal rapporto opprimente della coppia. Marco cerca di aggrapparsi ai più disperati tentativi per trovare una soluzione di continuità. È lo specchio della fine di tante relazioni odierne. Un po’ tutti siamo stati Anna. E un po’ tutti siamo stati Marco.
JOHN WAYNE – Scritta sul set cinematografico di Pupi Avati, John Wayne è sdoganata dai soliti testi proposti dal bolognese. È la narrazione dei tanti personaggi che nel mondo del cinema farebbero qualsiasi cosa pur di apparire. È l’ironica denuncia ad un uomo come tanti che, nella speranza di convincersi dell’impossibile, perde di vista il proprio ruolo nella vita.
FARE E DISFARE – L’uscita del nuovo album renderà “Fare e Disfare” una clamorosa sconosciuta ai più. Resta uno dei pezzi più valorosi dell’intera opera. Accompagnata da una musica dolce, quasi commovente, cerca un bisognoso aiuto nella solitudine. L’autore l’ha chiamata “canzone da cabriolet”. Mai definizione fu più vera. Il suo ambiente ideale è un’auto con infiniti chilometri in un’autostrada deserta da percorrere. Alla ricerca del silenzio. Alla ricerca del ritrovamento di un dialogo con se stessi, “a cui non c’è bisogno di chiedere perdono”. Il minuto finale di tromba è pura magia.
VENT’ANNI PER SEMPRE – Più energica, Vent’anni per sempre è un altro pezzo – breve – col passo da singolo. È una strana riflessione interiore sui vent’anni da chi i vent’anni li ha visti fuggire rapidamente nella baraonda di emozioni che i Lunapop avevano saputo creare. Di chi a vent’anni doveva diventare già grande.
QUANDO SARÒ MILIONARIO – Per quanto il titolo possa ingannare, la canzone non parla di soldi. È un riferimento al padre, onnipresente nei dischi di Cremonini, e costante bussola della sua vita. Il milionario è proprio lui, ricco di conoscenza, di sapere e di voglia di imparare. Cesare non riesce a sentirsi alla pari, ma spera – un giorno – di conquistare la ricchezza paterna.
SE C’ERA UNA VOLTA L’AMORE (HO DOVUTO AMMAZZARLO) – È un discorso intimo che accarezza in particolar modo la generazione odierna. A parlare è un figlio di fronte alla separazione dei genitori. Il pezzo è autobiografico, ma esteso all’ampia cerchia di figli che – come lui – hanno vissuto un dolore confinante con l’interno e l’esterno. La presa di posizione è coraggiosa sin dall’inizio. “Non c’è niente di male se vogliamo cambiare, se cerchiamo qualcosa di meglio di fare”.
CUORE DI CANE – Ha un “non so che” di commovente. Questa volta parla un amante col cuore di cane. Che è un po’ a metà – racconta – tra la perfezione e il disastro. Sono due anime che trovano numerosi punti di contatto, ma nessuna possibilità di incastro definitivo. “Ma chi siamo noi per perderci?” è il disperato messaggio finale.
COS’HAI NELLA TESTA? – Un ritorno al punto di partenza. Un rimescolare logico del disordine per poter ripartire. Una chiusura con i puntini di sospensione o ancor più un grosso interrogativo alla luce del singolo che sta per rilanciare Cremonini nel 2015. Cos’hai nella testa?