«Ho fatto film in cui ero praticamente muto, altri in cui parlavo molto e poi a teatro monologhi infiniti. Nel bagaglio dell’attore ci devono essere gli strumenti adatti ad affrontare le situazioni più varie. Mi piace definirmi un attore servile: ovvero, creare un personaggio e servirlo. Mi affascina cambiare, non per eclettismo, ma perchè tutti abbiamo dentro diversi sè: gli attori hanno la fortuna di poterli esprimere.» Con questi pensieri di Toni Servillo letti da Fabio Fazio si apre l’intervista che il 55enne interprete di Afragola ha concesso a Che tempo che fa.
Un dialogo di circa venti minuti in cui Servillo ha parlato dell’Oscar (e dell’inchino ricevuto da Cate Blanchett), del proprio romanzesco personaggio, Jap Gambardella (che non si oppone all’orrore che vede, creandosi un alibi per non fare niente) e soprattutto del primo, vero amore: il teatro.
http://www.youtube.com/watch?v=Iehx8nkwpJc&list=UUKUzdt2sELyxd6mz-bAx3bA
«Ci sono molti piaceri nel recitare: il mettersi alla prova senza poter tornare indietro, camminando funambolicamente, sul filo; ma anche il poter condividere un pensiero con uno spazio che restituisce un’idea di assemblea democratica». Queste le parole di Servillo a proposito dell’esperienza teatrale, che si ricollegano anche alla riflessione, suggerita da Fazio, sull’opposizione fra teatro e ritmi di vita moderni, caratterizzati dai social e della multimedialità. «Il teatro, fin quando una mamma o una nonna racconta una storia ad un bambino, e questo ne rimane estasiato, esisterà sempre. Esso è una forma d’arte eversiva perchè richiede lo sforzo di concentrarsi sull’interiorità.»
Un amore nato in giovane età, grazie anche all’inevitabile contatto col teatro di Eduardo De Filippo: «Eduardo rappresentava un rito in cui il partecipare si sentiva come necessario. Ho assistito anche ai suoi due ultimi spettacoli, “Il berretto a sonagli” e “Sic Sic, il berretto magico”.»
Una riflessione poi su due città, Napoli e Milano: «Due metropoli complesse, variegate, che godono di uno scambio fra centro e periferia molto interessante. Per un attore nascere a Napoli è una fortuna: è un luogo che ricorda la Comédie-Française en plein air. Il napoletano è autentico quando finge e quando finge lo fa con una straordinaria autenticità.»
Il dialogo fra Fazio e Servillo si chiude con una vera e propria standing-ovation per l’interprete partenopeo, che ha dato mostra, ancora una volta, di un bagaglio culturale fuori dalla norma.
Talento, passione, lavoro: raramente questi elementi si sono fusi in maniera così naturale come nel caso di Toni Servillo.
[Photo Credits: Rai Tre]