Sono passati vent’anni da quando Rai 3 lanciò la straordinaria trasmissione per bambini dal titolo Melevisione, trasmissione capace di crescere fino al 2015, modificandosi ed arricchendosi fino a raggiungere vette attoriali di livello.
Indimenticabile per tutti è il mitico Tonio Cartonio, protagonista e presentatore che vedeva Danilo Bertazzi nel ruolo del simpatico folletto alle prese con Lupo Lucio, Strega Rosarospa e tutti gli altri geniali personaggi del mondo di fiaba.
Oggi Bertazzi ha 58 anni e lavora come autore televisivo per “La Posta di YoYo”, ha anche impegni in teatro ed è fidanzato ormai da anni con il fotografo Roberto Nozza.
E’ con lui che festeggia i 7 anni di amore pubblicando le loro foto su Instagram.
Sul Fatto Quotidiano, Bertazzi aveva rilasciato poi questa intervista:
“A 58 anni prendi la vita con serenità, godendoti gli affetti, come il mio compagno Roberto, e il lavoro, finché c’è. La libera professione, soprattutto nel mondo dello spettacolo, è in balia del caso. Ma non ho appeso il microfono al chiodo: tornare in video come conduttore non mi dispiacerebbe affatto”.
“egli anni della Melevisione racconta di avere un ricordo bellissimo: “Sono passati vent’anni da quell’esperienza: il tempo crea una patina di nostalgia. Ricordo una bellissima avventura, una tv dei ragazzi fatta straordinariamente bene, anche se associo quegli anni a un periodo doloroso della mia vita. Quando sono uscito dal cast del programma ha preso piede la voce che io fossi morto per overdose di droga: ma quale morto, sono vivo e vegeto”.
La fake news sulla quale in molti hanno ironizzando, pare averlo ferito nel profondo:
“C’era qualcosa di infamante dietro tutto quello – spiega – Ho fatto denunce, ma non siamo mai riusciti a trovare i responsabili. Ancora oggi mi sfugge il motivo per cui c’è stato un accanimento di quel tipo verso un personaggio che, tutto sommato, era per i bambini. La cosa incredibile è che tutti ci hanno creduto e a poco è valso il mio essere tornato in video, anni fa, con la Trebisonda. Niente, c’era stata una sorta di rifiuto a credere che io fossi ancora vivo: dicevano che quello era un sosia, pensi un po’. Davvero assurdo. Ancora oggi mi capita di leggere commenti tipo ‘Ah ma quindi è vivo?’: caspita, bisognerebbe fare una educazione su come muoversi sul web e su come verificare l’affidabilità delle notizie”.