In questi giorni si sente sempre più parlare di “diritto alla disconnessione”, ovvero della possibilità, per tutti i lavoratori ma in particolare per quelli che lavorano in smart working o che essendo autonomi o liberi professionisti lavorano da casa, di non rispondere a email, notifiche o richieste se ormai il turno di lavoro è terminato. La legge italiana ormai infatti stabilisce che ci debbano essere almeno 11 ore consecutive di riposto e che non si debba per forza rispondere a richieste che arrivano dopo aver terminato la propria giornata lavorativa, anche se questa dovesse svolgersi da casa, tramite un PC.
Diritto alla disconnessione: che cos’è esattamente e a che cosa serve, le caratteristiche e quale categoria di lavoratori riguarda
Il diritto alla disconnessione è nato negli ultimi anni, come conseguenza del fatto che i dispositivi tecnologici e la rivoluzione digitale hanno reso le persone sempre più attaccate al proprio cellulare, soprattutto i lavoratori. Il telefono infatti è un mezzo di comunicazione importante anche per il lavoro e con questo si possono mandare anche email, oltre che messaggi. Per questo, spesso molti rispondono ai datori di lavoro anche quando la loro giornata lavorativa è terminata, ma questo è sbagliato. Addirittura a volte alcune persone si sentono rimproverare da chi invia il messaggio, in quanto tale soggetto sottolinea che la risposta non è arrivata subito. Ora la legge stabilisce che pretese del genere non vanno minimamente bene e che quindi il lavoratore ha tutto il diritto a riposarsi.
A chi è rivolto
Il diritto in questione è stato ufficialmente riconosciuto a quanto pare vale per tutti i lavoratori, ma soprattutto per coloro che sono in smart working e che lavorano da casa. In questo modo infatti non saranno più tenuti a sentirsi obbligati di avere sempre il cellulare vicino o il PC per controllare se arrivano richieste. In questo modo infatti si rischia di non smettere mai di lavorare, mentre la legge sottolinea che servono almeno 11 ore consecutive libere.