In questi giorni Hollywood è in fermento: non solo per l’avvicinarsi della cerimonia degli Oscar, ma anche (e soprattutto) per la totale assenza di artisti neri dalle nomination.
È il secondo anno consecutivo che succede, e molti attori di colore hanno deciso di boicottare la cerimonia, in segno di protesta: Will Smith, sua moglie Jada Pinkett Smith, Chris Rock e David Oyelowo solo per citarne alcuni.
Il regista Spike Lee, vero e proprio portavoce della protesta, ha addirittura deciso di rilanciare l’hashtag #OscarsSoWhite, che sta spopolando su Twitter.
Anche alcuni attori bianchi si sono schierati dalla parte dei colleghi. L’ultimo a farlo è stato Dustin Hoffman.
In occasione dei National TV Awards, tenutisi a Londra mercoledì notte, Hoffman ha affermato che la mancanza di nomination per attori di colore da parte dell’Academy è un esempio di “razzismo subliminale” da sempre presente negli Stati Uniti.
Queste le parole precise dell’attore: “Nel nostro paese c’è del razzismo subliminale, ed è sempre stato lì. La fine della guerra civile, avvenuta solo 200 anni fa, non ha cambiato le cose. Questo [il dibattito sulle nomination, ndr] ne è solo un esempio”.
Dichiarazioni forti, ma ancora più forte è ciò che Hoffman ha aggiunto dopo: “Oltre agli artisti di colore non candidati, c’è un problema più grande che riguarda i giovani neri uccisi nelle nostre strade dalla polizia. È questo il problema maggiore”.
Con Dustin Hoffman, il dibattito esce dall’ambito dell’industria cinematografica e abbraccia una sfera ben più ampia: quella civile e sociale. D’altronde non è l’unico attore ad aver mostrato comprensione verso i colleghi afro: anche George Clooney aveva parlato di “razzismo istituzionalizzato” nell’industria di Hollywood, e del fatto che oggi le minoranze etniche hanno davvero poche possibilità di lavorare in un film di qualità.
E, sempre ieri, Michael Moore si è detto ben felice di dare il suo sostegno alla protesta avviata da Spike Lee con un post su Instagram. Il regista di Bowling for Columbine e Fahrenheit 9/11 non sarà presente alla cerimonia degli Oscar, e non la vedrà neanche in tv, perché trova ingiusto che, su 40 nominati, non ci sia nessuno di colore.
Il dibattito è ancora in corso, e diventa sempre più acceso mano a mano che si avvicina il 28 febbraio. Come si giustificheranno i membri dell’Academy?