«Nulla succede per caso. Come quando quel giorno ho sentito nello stomaco di andare a grattare in fondo su quelle cose che vedevo diverse in Jack. Qualcosa mi diceva Gratta! Gratta, che qualcosa trovi. Sarà stata mia nonna dall’alto».
Da un anno e mezzo Elena Santarelli ha scoperto che suo figlio Giacomo, oggi 10 anni ha un tumore al cervello.
Una scoperta terribile che ha stravolto la vita della famiglia.
Da quel momento la Santarelli si è dedicata anima e corpo nella lotta al cancro, rendendosi disponibile alle più svariate iniziative e diventando una testimonial della lotta al cancro e della ricerca.
«Ho sfruttato la mia immagine per far conoscere l’associazione e raccogliere fondi. È indispensabile. L’anno scorso la Bobo Summer Cup ha donato più di 78 mila euro per il profilo di metilazione, un esame che permette di caratterizzare meglio il tumore, un esame costoso, che in Italia si fa solo al Bambin Gesù, e che vorremmo potesse essere offerto gratuitamente a bambini italiani con tumore cerebrale che ne abbiano bisogno. Anche le borse di studio sono pagate dalle donazioni: dalla logopedista, ai biologi, ai ricercatori, alla psicologa Alessandra Basso».
Racconta, spiegando quanto, un personaggio famoso possa far tanto per il mondo della ricerca e per migliorare la vita dei malati di cancro.
Poi parla del rapporto con la religione, importantissimo per lei in una lotta così difficile.
«In chiesa. C’è qualcuno che mi ascolta dall’alto, lì. Prego, c’è tanta gente che prega per Giacomo. La preghiera di gruppo è potente».
Poi il commento sul ritorno in TV.
«Sì. Per me è anche una distrazione. Ho ricominciato solo quando le chemio sono entrate in regime di day hospital e non in ricovero. Lo posso fare perché è il sabato, in diretta, e Giacomo non ha mai la chemio quel giorno. Se no, col cavolo che lo facevo».