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boldi vanzina

E’ di questi giorni la dipartita di uno dei registi più iconici della commedia italiana, Carlo Vanzina, inseparabile fratello di Enrico, oltre che figlio del grande regista Steno, protagonista della rinascita culturale italiana del dopo guerra.

Carlo è venuto a mancare lasciando un grande vuoto nel mondo della commedia e colpendo dritto al cuore tutti coloro che con lui hanno lavorato, oltre che amici e parenti.

Il lutto ha ovviamente travolto il brillante Enrico Vanzina, persona di grande intelligenza e sensibilità che ricorda così il fratello scomparso:

“Per me, Carlo era tutto. Era mio fratello, era il mio migliore amico, era il mio confidente e io il suo, era il mio alter ego nel lavoro. Siamo stati insieme praticamente tutti i giorni della nostra esistenza, prima da piccoli, poi da adolescenti, poi lavorando insieme. Carlo è stato il mio passato ed era il mio futuro. Essendo il fratello maggiore ho provato a proteggerlo per tutta la vita. Non ce l’ ho fatta. Come diceva George Simenon ‘bisogna accettare la vita come viene, lei è più forte di noi’. Ma adesso che lui non c’è più sono spezzato a metà, con il cuore a metà”, dice pronunciando parole di grande impatto.

Racconta poi con amore la vita del fratello così come la sua carriera.

“Nel privato, Carlo è stato un marito e un padre meraviglioso. Nel lavoro, Carlo è stato un formidabile regista. Io, che ho lavorato anche con altri grandissimi autori, vi assicuro che lui, per delle sue doti innate, come Sugar Ray Robinson, o Pelé, o Ribot, era il più bravo di tutti. Lo era anche per l’intelligenza, la cultura mai sbandierata, la leggerezza, la sapienza tecnica, ma soprattutto per la semplicità con la quale sapeva affrontare i problemi espressivi e produttivi rendendo tutto facile. Era simpatico. Era spiritoso. Era timido. Era di quelli che si mettono sempre un passo indietro per non mostrarsi troppo. Era ottimista. Era generoso a senso unico, senza mai aspettarsi riconoscenza, perché non tutti quelli che ricevono sanno dire grazie. Era molto credente. Era affettuoso, bene educato. Era tenace. Era coraggioso. Era un lavoratore infaticabile. Non era mai invidioso. Si rallegrava del successo degli altri. Non era mai maligno. Mai vendicativo. Mai presuntuoso. Mai volgare. Era, nei modi e nel pensiero, un uomo elegante. Si può dire di lui quello che si è sempre detto di nostro padre Steno: ‘Carlo era un gran signore‘”

Enrico prosegue raccontando un episodio toccante legato alla malattia del fratello:

“Pochi giorni prima che la sua malattia peggiorasse, anche se affaticato dalle cure, veniva ancora in ufficio a lavorare. Una mattina, mentre stavamo inventando la scena di un nuovo film, si è messo a fissare il vuoto. Nello studio è calato un silenzio infrangibile. Poi lui si è alzato, è venuto vicino a me, mi ha accarezzato lievemente la testa e mi ha detto. ‘Stai tranquillo, io ho avuto una vita meravigliosa‘. Per me è stata una fucilata al cuore. Era il suo addio prematuro. Dolce, come lo era lui. Rassicurante, come lo era lui. Forse è stata la più bella battuta che ha mai inventato”

“Comunque, le sue battute, le sue storie, i suoi film, che hanno fotografato con leggerezza e umorismo questo Paese, rimarranno per sempre. Perché il pubblico li ha sempre amati e continuerà ad amarli. Per Carlo sarà la rivincita definitiva su quei tanti imbecilli che hanno sempre considerato il cinema popolare un cinema minore. Carlo non era minore, era superiore”.

“Adesso voglio immaginarlo lassù, in cielo, accanto a papà Steno e a tutti i suoi amici che erano anche cari amici di Carlo. Accanto al suo maestro Mario Monicelli, a Dino Risi che aveva un debole per lui, a Ettore Scola, Armando Trovajoli, Leo Benvenuti, Piero De Bernardi, Age e Scarpelli, Mario Camerini, Paolo Panelli, Pietro Garinei, Suso Cecchi D’ Amico, Ugo Tognazzi, Paolo Villaggio, Sergio Corbucci, Gigi Magni, Ugo Pirro, Carlo Ponti, Goffredo Lombardo, Mario Cecchi Gori, Carol Levi e soprattutto Alberto Sordi, che adorava Carlo per il suo umorismo e per la sua grazia assoluta. Chissà se lassù fanno film. Se sì, Carlo tu adesso devi prendere un periodo di riposo, qui per far vivere felici gli altri non ti sei mai riposato abbastanza, poi però ricomincia. E fai sorridere, come hai fatto in terra, anche il pubblico del Vecchio Cinema Paradiso. E dai un bacio a Mamma. Adesso è lei che ti proteggerà in eterno”.

Una lettera potente, scritta da qualcuno che provava amore, e stima, e un sentimento indescrivibile, nei confronti di una mente geniale del cinema italiano, altra metà di una coppia che, discussa o meno, ha dato vita a maschere e ritratti spietati del popolo italiano entrati di prepotenza nell’immaginario collettivo e capaci di strappare una risata anche a chi lo negherebbe con tutte le sue forze.

 

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