Non c’è più religione. Sì, ma non al cinema. Perchè le righe dell’opera letteraria per antonomasia continuano, persino nella nostra ingrata e disinteressata epoca, a ispirare gli autori più disparati, soprattutto in campo mainstream. Dopo il controverso e sorprendente Noah di Darren Aronofsky, con Russell Crowe nel ruolo di Noè, sta per arrivare nelle nostre sale Exodus – Dei e Re, ovvero l’esodo secondo Ridley Scott, uno dei padri putativi della New Hollywood.
L’impresa non è certo semplice, essendo l’esodo del popolo eletto, nell’immaginario collettivo dell’uomo contemporaneo, tutt’oggi ancorato all’immagine regalataci ormai quasi sessant’anni fa dal kolossal (termine riduttivo in tal caso) di Cecil B. DeMille, I dieci comandamenti (che a sua volta si ispirava a un’altra versione del film sempre di DeMille, datata 1923). Per riuscire nell’exploit, Scott si affida a un cast di alto livello, con Christian Bale nel ruolo del condottiero Mosè e Joel Edgerton in quello di Ramses.
I motivi di interesse per andare a vedere Exodus, in uscita in Italia il 15 gennaio, non mancano di certo. Ecco qualche spunto che la visione dell’ultima fatica di Ridley Scott ci ha suggerito.
– L’epica postmoderna (e un po’ tamarra) di Ridley Scott
Certo non si può dire che lo zio Ridley, giunto alla veneranda età di 77 anni, non si diverta: dopo aver esplorato miti e leggende della storia – a modo, inconfondibilmente, suo – Scott negli ultimi anni aveva tentato anche incursioni nel fantasy, nel thriller e nel gangster-movie, con risultati non sempre felici. Con Exodus, il regista del primo Alien rispolvera il suo cavallo di battaglia, esibendo i muscoli di un ottimo apparato audio-visivo e puntando tutto sul respiro epico della solenne vicenda narrata, poco interessandosi al versante spirituale. Anche perchè, si sa, Ridley è sempre stato più autore d’azione che di riflessione.
– Christian Bale vs. Charlton Heston
L’abbiamo visto perdere 28 chili per L’uomo senza sonno, per poi riprenderli, con gli interessi, per il più recente American Hustle. Alla casella imprese di Christian Bale, mancava giusto un eroe biblico: e con quale personaggio confrontarsi, se non con uno dei più rappresentati della cultura multimediale cristiana, Mosè? Come quello di Charlton Heston, il suo Moses non è l’eroe senza macchia spesso rappresentato ma un uomo travolto dal destino, in preda a tremende dialettiche interiori. Lo abbiamo sempre amato, Christian, ed Exodus non fa certo eccezione.
– Yul Brynner vs. Il cattivo de Il Grande Gatsby
Audace invece un’altra scelta della produzione, che affida il ruolo di Ramses, che fu di Yul Brynner (uno degli uomini più cool mai esistiti), a Joel Edgerton, il Tom Buchanan nel Grande Gatsby di Baz Luhrmann. La faccia da canaglia ben educata lo aiuta a sfoderare una performance granitica, convincente quanto basta e portatrice di quella patina triste e rassegnata che conferisce nobiltà al suo personaggio.
– Il trucco
Stando alle fonti principali, l’Esodo è avvenuto qualche secolo prima dell’avvento di Cristo: eppure, concentrandosi sul make-up dei personaggi sulla scena, l’ambientazione pare quella odierna. Tra barbe curate ed estrose e massiccio utilizzo di eyeliner, Mosè, Ramses e gli altri della compagnia sembrano trarre ispirazione dagli abitanti del pianeta Terra nel secondo decennio del XXI secolo.
– Qualità no, intrattenimento sì
Chi entra in sala è meglio lasci stare le interpretazioni a vari livelli: Exodus è puro intrattenimento, tra mito e Antico Testamento. Sì, il tema della fede è spesso ricercato e portato alla luce, con qualche espediente degno di nota e qualche battuta ad effetto. Per il resto, c’è davvero poco da aggiungere a una tematica sviluppata in migliaia di modi, da secoli a questa parte.
Consideriamolo allora per quel che è: uno di quei sani kolossal, rassicuranti e avvolgenti, che hanno reso Hollywood quello che è ancora oggi.