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fabrizio moro

Fabrizio Moro non ha un buon rapporto con il successo.

A sua detta infatti, la fama guadagnata l’ha dovuta pagare davvero caro.

Eccolo che si racconta all’interno di una lunga intervista dove parla della sua carriera assieme al nuovo album e al significato dei suoi “figli di nessuno”.
«Ho una fotografia molto netta davanti a me, di persone che conosco, di amici che ancora frequento. Alcuni di loro ce l’hanno fatta, altri no, ma hanno combattuto ugualmente con dignità e coraggio. I figli di nessuno sono quindi i combattenti. Io continuo ad essere un combattente, sono da tutta una vita un “figlio di nessuno”».

Il nuovo album lo vede al centro di numerose collaborazioni e nuove contaminazioni musicali.

Non manca comunque lo stile classico che lo ha reso famoso, i fan non devono quindi temere un cambiamento radicale.
«Quello che è accaduto nella mia adolescenza si trova spesso nelle mie canzoni, perché in quella parte c’è un Fabrizio che non molla mai. Oggi, rispetto a diversi anni fa, sono ovviamente una persona più equilibrata: ho 44 anni e ho messo al mondo due bambini. Ma alcune cose restano, come ad esempio la vena polemica di Non mi sta bene niente. In questo momento storico, la cosa che “più non mi sta bene”, ossia che mi fa particolarmente male, è vedere tanti talenti che non riescono ad affermarsi. L’Italia è un posto complicato dove esprimersi. Ho paura soprattutto per i miei figli, essendo padre, penso chiaramente a loro».

L’album prevede anche un intero brano dedicato al figlio
«Vedere riflessi nei suoi occhi gli errori e la sofferenza che abbiamo provocato io e sua mamma è stato qualcosa che mi ha logorato l’anima. Tra l’altro mio figlio mi assomiglia anche  fisicamente; vedere quindi “Fabrizio piccolo” che soffre per colpa di “Fabrizio grande” è una cosa che mi ha devastato parecchio».
Parla poi del caso Cucchi, vicenda che ha molto a cuore alla quale dedicò una canzone:
«Nel 2010, quando scrissi Fermi con le mani, sembravo un pazzo, nessuno mi offriva uno spazio per parlare di questa vicenda. Eravamo solo Ilaria (Cucchi) ed io a parlare. Ilaria, che con il suo grande coraggio, ha cercato di far venire a galla la verità.
Oggi, paradossalmente, anche grazie a un film, forse hanno capito o finto di capire, cosa accadde davvero”.

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