Ed è subito asta: il 2 dicembre sarà battuto all’asta Bolaffi a Torino il premio Nobel di Salvatore Quasimodo.
È questa la decisione del figlio Alessandro Quasimodo, attore e regista: “Erano stati venduti a qualcuno che poi li aveva rivenduti. Nel 1998 li ho ricomprati io al prezzo di grandi sacrifici, a rate. perciò il premio Nobel è mio doppiamente”. Così rivendica la proprietà del Nobel per la letteratura che consiste in una medaglia di 23 carati, un diploma di riconoscimento e una miniatura raffigurante l’ultima terzina della poesia I morti.
La base d’asta è di 50 mila euro, ma si stima che il premio frutterà tra i 100 mila e i 150 mila euro. La destinazione ideale sarebbe la Sicilia, il ministro della cultura Franceschini è già intervenuto in merito per mantenere il premio in italia e non permettere agli stranieri di mettere mano a una gloria tutta italiana: “Una decisione molto meditata, non un colpo di testa”. Tra le ragioni che hanno spinto a questa scelta: problemi economici, di salvaguardia del cimelio e il brutto ricordo della cerimonia di consegna.
Salvatore Quasimodo alla cerimonia di consegna del Nobel non andò con la moglie e il figlio Alessandro ma con l’amante; “Ho perdonato tanto a mio padre“, continua Alessandro Quasimodo, “ma questa è una cosa che non gli ho mai perdonato”.
I diritti d’autore non fruttano più di 2000 euro l’anno, cifra irrisoria per il figlio che colpito dalla crisi economica non può fare a meno di monetizzare la memoria.Alessandro non teme le accuse, infatti qualche tempo fa aveva già venduto l’archivio storico del padre Salvatore Quasimodo. La vendita si compie anche per ragioni di sicurezza: è questo che si augura il figlio, che spera una “destinazione dignitosa” per il premio, troppo prezioso per rimanere nella casa in cui vive attualmente con il timore costante che glielo rubino.
Evento assolutamente unico in Italia: mai infatti prima d’ora si era venduto un premio Nobel vinto da un italiano. Non mancano precedenti all’estero: nel 2014 si è venduto a 4 milioni 760 mila dollari il Nobel per la medicina a James D. Watson, scopritore del DNA.
Fu nel 1959 a Stoccolma che l’Accademia proclamò Quasimodo vincitore del premio Nobel in ambito letterario “per i suoi componimenti che con classico fuoco esprimono il tragico sentimento di vita del nostro tempo”. I tempi sono cambiati, sono passati più di 50 anni ma il tragico sentimento che Quasimodo sapeva esprimere così bene nelle sue poesie è un po’ il nostro, di uomini del 2015 che ci liberiamo senza troppo scandalo di fondamenti della nostra cultura e della nostra tradizione. Ed è subito sera.