Dopo il successo planetario, il mondo di Fortnite, il videogioco che continua a registrare cifre da capogiro coinvolgendo sempre più utenti, è stato scosso dalla discussione sulla questione e-sports e competizione.
Sui canali dedicati al videogame infatti, si discute assiduamente sulle possibilità competitive di un titolo che sta facendo impazzire l’utenza mondiale tra tecniche pro e canali streaming e Youtube che mostrano prodezze ai limiti del possibile.
Si parla addirittura di creare una modalità competitiva che abbandoni totalmente il cuore del gioco, la battle royale, modificando il tutto in un semplice team contro team classico.
L’idea sarebbe quella di ridurre la dimensione delle mappe e creare aree circoscritte dedicate al gaming competitivo ufficiale, dove si possa comunque sfoggiare l’arte della costruzione così come le varie tecniche di combattimento studiate per sopravvivere alla battle royale.
La preoccupazione però è che costringere un titolo del genere in uno spazio limitato, snaturerebbe totalmente l’esperienza di gioco. Alcuni pro players sostengono infatti come Fortnite sia un prodotto casual e che tale debba rimanere. La forza del gioco sta proprio nella sua semplicità di approccio, non c’è quindi bisogno di modifiche che lo facciano entrare nel mondo ella competizione elettronica, va bene così com’è, e esports o meno, i tornei possono (come già accade) venire organizzati da Epic che investirà il suo capitale spaventoso.
Il rischio più grande però sta nel vedere un titolo snaturato, che finisca così per perdere la sua magia, proprio per inseguire quell’idea di gioco dedicato allo scontro sportivo tra giocatori che forse non è nel DNA di Fortnite, un titolo che è nato quasi per caso, come costola al gioco principale in early access e che ha ottenuto la sua fama grazie alla dedizione del team di sviluppo e a alcune fortunate situazioni, tra streamers di successo che l’hanno spinto e un naturale divertimento che nasce dalle colorate partite del titolo del momento.