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Il countdown recita -4 e la febbre per l’antipasto degli Oscar, l’assegnazione dei Golden Globe 2015, sale sempre di più: è tempo dunque di abbozzare un pronostico anche per una delle categorie principali, quella per il miglior film drammatico.

Nella consueta divisione tra Drama e Comedy/Musical, quest’anno la lotta si preannuncia particolarmente equilibrata. Nel primo gruppo, tuttavia, sono identificabili due candidati che partono con un po’ di vantaggio rispetto agli altri nello sprint finale: sono entrambi statunitensi e pur apparendo agli antipodi – per tematiche e stile – tra loro, tutti e due parlano di Stati Uniti d’America.

Chi la spunterà dunque tra Boyhood e Selma? O forse una tra le altre tre opere in gara riuscirà a sorprendere tutti?

Diamo un’occhiata al gruppo che compone i cinque finalisti per il miglior film, categoria Drama, ai Golden Globe 2015, che seguiremo in diretta la notte tra l’11 e il 12 gennaio.

Boyhood, di Richard Linklater

Date un Oscar (o un Golden Globe) a questo film!“. É questo che si tende automaticamente a pensare leggendo la storia e l’evolversi della creatura di Richard Linklater, un autore che, se al cinema esistesse la categoria innovazione, vi apparterrebbe di diritto. L’omerica lavorazione di Boyhood, articolata in una dozzina di anni, trova poi riscontro nella qualità che accompagna le quasi 3 ore di durata del film: un coraggioso, dilatato, speciale inno alla vita. Il lungometraggio del regista statunitense, come già accennato, parte tra i favoriti.

Foxcatcher, di Bennett Miller

Bennett Miller (Oscar alla regia nel 2006 per Capote) si conferma, dopo L’arte di vincere, autore piuttosto abile nel plasmare storie umane attorno allo sport. Stavolta è il turno della lotta libera e dell’incredibile storia vera dei fratelli (e campioni olimpici a Los Angeles ’84) Mark e David Schultz e del milionario schizofrenico John E. du Pont, che li recluta per il suo team di preparazione a Seul ’88, Foxcatcher.
Retto da un cast in palla (con Steve Carell, in odore di Oscar, due-tre spanne sopra tutti) Foxcatcher è un’opera tesa, cruda e dal finale estremamente pessimista. In patria non è considerata competitiva per la vittoria finale: ingiustamente, a nostro giudizio.

The Imitation Game, di Morten Tyldum

Forse quello della shortlist con più appeal: per l’ambientazione, per lo stile classico e per il protagonista, il lanciatissimo Benedict Cumberbatch, che l’anno scorso fece già parte del trionfo di 12 anni schiavo. L’attore britannico interpreta il geniale e affascinante Alan Turing, crittografo inglese, il cui lavoro, a ridosso del secondo conflitto mondiale, fu decisivo ai fini della vittoria degli alleati, oltre che per la nascita della macchina che noi oggi chiamiamo computer.
A The Imitation Game, secondo il nostro parere, manca però qualcosa: per via forse di una regia senza guizzi (del norvegese Morten Tyldum) o della poca agilità narrativa, nonostante la durata non proibitiva.
In ogni caso, da tenere d’occhio.

Selma – La strada per la libertà, di Ava DuVernay

Eccola l’opera che, insieme a Boyhood, pare quella coi favori del pronostico. Acclamato dalla critica USA e sorretto da una performance convincente dell’intero cast, il film della 42enne afroamericana Ava DuVernay è incentrato sulla lotta per i diritti civili da parte della popolazione di colore degli Stati Uniti, iniziata con la marcia da Selma a Montgomery, nel 1965, il cui leader fu Martin Luther King (interpretato da David Oyelowo).
C’è un ostacolo: la vittoria dello scorso anno di un’opera che trattava una tematica decisamente simile, 12 anni schiavo. I membri dell’HFPA terranno forse conto del possibile effetto ridondanza?

La teoria del tutto, di James Marsh

É la storia di un amore controverso e travagliato ma anche di una delle menti viventi più forti e visionarie: la Theory of Everything incarna appieno lo spirito del film a cui dà il titolo, che racconta la vita di Stephen Hawking, star della cosmologia e volto noto anche per il programma di Discovery Channel I misteri dell’Universo. A vestire i panni di Hawking, con notevole efficacia, è il britannico Eddie Redmayne, coadiuvato dalla invisibile woman Felicity Jones, anch’essi candidati, nelle rispettive categorie, al Globe.

Questo dunque il nostro pronostico, a pochi giorni dall’evento, per la vittoria finale.

Il favorito: Boyhood

Non sorprenderebbe: Selma

Outsider: The imitation game

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