Dice la Genesi, capitolo 19, versi 24-26: “Quand’ecco il Signore fece piovere dal cielo sopra Sodoma e sopra Gomorra zolfo e fuoco. Distrusse queste città, e tutta la valle con tutti gli abitanti della stessa città e la vegetazione del suolo.” Subito dopo, i versi continuano dicendo che il profeta Abramo contemplò dall’alto Sodoma e Gomorra vedendo soltanto fumo.
Nella tradizione occidentale l’immagine delle città di Sodoma e Gomorra ha sempre riecheggiato nei vari ambienti culturali, il più delle volte utilizzata per ciò che implicitamente richiama: trasgressione, lussuria, corruzione, decadenza morale e umana. Con il trascorrere del tempo e con il cambiamento della mentalità occidentale, tale immagine ha subito una radicalizzazione, andando a costituire un binomio indissolubile, tant’è che dire l’una o dire l’altra, il rimando è sempre lo stesso. La nostra cultura è piena di riferimenti impliciti ed espliciti a queste città simbolo di peccato. Basti pensare agli esempi a cui generalmente si adoperano come il romanzo incompiuto de Le 120 giornate di Sodoma di François de Sade oppure il film dal titolo Salò o le 120 giornate di Sodoma diPier Paolo Pasolini. In ogni era, in ogni età, da quando la tradizione cristiana si è istituzionalizzata, c’è sempre stata una Sodoma o una Gomorra su cui si è voluto parlare, predicare, scrivere, dipingere o persino girare film. Inoltre, nella maggior parte dei casi, i riferimenti a queste due città sono stati sempre adottati per esprimere un sentimento di denuncia nei confronti di una realtà caduca che domina un determinato panorama storico. Il motivo è anche dovuto all’attualità che richiama vari scenari, calati, appunto, nelle loro contemporaneità.
Nel marzo del 2006, si è tornati nuovamente a sentire nominare quelle città, e l’eco è stata tale da aver colpito qualsiasi orecchio. Un po’ perché da molto tempo non si udiva quel binomio e un po’ perché il richiamo è stato più forte del dovuto. A farsi sentire è stato un romanzo dal titolo Gomorra – Viaggio nell’impero economico e nel sogno di dominio della camorra. Gomorra, appunto. A esprimersi, questa volta, è stato lo scrittore, giornalista, saggista napoletano di nome Roberto Saviano.
Chi è Roberto Saviano, quello scrittore dall’aria seria e dal volto attento e riflessivo, ma che nasconde una semplicità immensa? Cos’è Gomorra? Un normale libro? Un’accusa o una semplice denuncia?
Fin dai primi istanti dalla pubblicazione, avvenuta tramite la casa editrice Mondadori, nell’aria si sentì che qualcosa stava cambiando. Gomorra piomba nello scenario italiano come un bambino inatteso, portando all’attenzione problematiche che fin a quel momento nessuno mai aveva né affrontato e né tanto meno avuto il coraggio di parlare. Come una lama tagliente, Gomorra squarcia quel velo di Maya del silenzio che ha fatto da padrone nella realtà dello Stato Italiano, scoprendo e portando in superficie quel noumeno che è il fenomeno criminale della camorra.
Gomorra, da un punto di vista stilistico e tematico, richiama la struttura del romanzo-saggio ben presente nella cultura italiana già dall’Ottocento, sviluppatasi poi nel secondo Novecento con Leonardo Sciascia e Italo Calvino. Solo che Roberto Saviano cambia la prospettiva di approccio nei confronti di una tematica fortemente delicata.
Il libro è diviso di due parti e i rispettivi capitoli presentano titoli eloquenti in merito agli argomenti che verranno trattati. Ciò che fa da collante sono i luoghi della trama su cui il mondo camorristico gestisce i suoi affari: la Campania, Napoli, Casal di Principe, Casapesenna, San Cipriano d’Aversa, luoghi dove l’autore è cresciuto e dei quali fa conoscere una realtà inedita. Ma attenzione: questa realtà non è esplicitata tramite il classico metodo di denuncia nei confronti di un sistema criminale, ovvero narrando gli omicidi, gli affari illeciti, il mondo della droga. Roberto Saviano ci racconta sia la camorra per “bene”, descrivendola attraverso le ville sfarzose, alla maniera di Hollywood, e sia quella camorra classica, facendo leva sui vari affari illeciti, su quella parte di popolazione omertosa che, oltre a essere consapevole, arriva a difendere l’operato criminale. Gomorra è un viaggio che passa anche attraverso l’analisi del sistema di reclutamento della gioventù camorrista, adescando adolescenti, facendoli crescere e credere che l’unica scelta di vita è entrare nel business degli affari illeciti.
Gomorra appare come un micromondo isolato, racchiuso in una cupola soffocante e stagnante in cui vige la legge naturale del più forte. E come concludere un’opera del genere? Con uno dei capitoli più terribili e sconvolgenti mai visti: la problematica della Terra dei Fuochi, quell’affare di smaltimento di rifiuti tossici, e tutta la questione della catastrofe ambientale e sanitaria. Questo è Gomorra. Quella Gomorra biblica viene usata ancora una volta come paragone per descrivere, questa volta, una realtà che viene nascosta attraverso il silenzio, l’omertà, i proiettili, gli affari sporchi.
Facile intuire come Gomorra sia un libro amaro, crudo, che penetra in maniera viscerale nel lettore. È soprattutto un libro audace e forte che soltanto una mente altrettanto audace e forte come quella di Roberto Saviano poteva partorire. Da quel marzo 2006, la vita dello scrittore partenopeo classe 1979 è radicalmente cambiata. A causa delle continue minacce di morte, Saviano vive ancora oggi sotto scorta, sottoposto a un serrato protocollo di protezione. Ma fortunatamente non è solo: perché numerosi sono gli scrittori, colleghi, i fan stessi che lo invitano a non arrendersi e a continuare il suo operato, in virtù del fatto che il nostro Paese, la nostra realtà, la nostra umanità ha bisogno di persone come lui, capaci con una sola penna di mettere paura a qualsiasi organizzazione criminale. La cultura è una semplice arma lenta e silenziosa che sa come e dove colpire, con la differenza che non fa vittime: sprona il lettore a leggere, a capire, a informarsi e il più delle volte a fargli prendere coscienza di sé.
Al giorno d’oggi Gomorra ha raggiunto un successo su scala mondiale. È tradotto in molti paesi sia europei che extraeuropei, ma soprattutto è servito da sceneggiatura sia per un film che per una serie TV, dall’omonimo titolo, di enorme successo. Tutt’ora è in corso la seconda stagione – su Sky Atlantic HD – ed è stata annunciata persino la terza.
Le parole di Roberto Saviano sono un ammonimento e appaiono come richiamo alla libertà, invitando ad avere il coraggio di schierarsi contro le varie opposizioni e violenze. Sono parole forti, che somigliano tanto ai proiettili di quel Kalashnikov molto caro alla camorra, e raccontati in un capitolo del libro. Soprattutto, le sue parole sono fonte d’ispirazione per tutti coloro che vogliono cambiare le cose, che hanno il coraggio di dire basta e gridare per un mondo migliore.