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google plus scandalo

La chiusura di Google+ non è legata solo al fallimento del social, ma anche ad una falla che metteva a rischio i dati degli utenti, taciuta da Google per paura di indagini e di un calo di immagine.

La preoccupazione della grande G era quella di attirare le attenzioni dell’FBI come accaduto per Facebook. Ed è stato proprio poco dopo le rivelazioni del Wall Street Journal che Google ha annunciato la chiusura del fallimentare progetto.

La scelta di mantenere il silenzio sull’incidente ha però messo Google nel mirino dei giornalisti e dell’opinione pubblica. L’errore presente in Google+ permetteva infatti a sviluppatori esterni di accedere ai dati degli utenti. Violando di fatto tutte le norme di privacy. I dati esposti erano nomi, indirizzi mail e occupazione Fra queste nomi, indirizzi email e occupazione. Il problema software non è cosa recente, ma è stato presente dal 2015 fino a quest’anno. Per anni e anni quindi, ben 448 applicazioni hanno avuto accesso illegale ai dati degli utenti.

Il caso ricorda molto quello di Cambridge Analytica, e in molti prospettano che si arrivato anche per Google il turno di pagare i conti, e di mostrare le magagne che il sistema nasconde. Già alcune irregolarità sulla privacy erano state contestate e, nonostante il tentativo di abbuiare tutto, la notizia ha già fatto il giro del mondo, portando l’indesiderata attenzione delle autorità negli uffici di Mountain View.

Che sia solo l’inizio di un ennesimo terremoto nel web? Di sicuro questo 2018 è stato un anno all’insegna degli scandali legati alla privacy e ai dati immessi sui portali dei colossi del web. Sembra quindi che anche per Google sia arrivata l’ora di scoprire le carte. In particolare negli USA la questione privacy è estremamente sentita, le autorità andranno sicuramente a fondo, cercando di capire l’entità del danno e le responsabilità dell’azienda.

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