Mentre Netflix, Amazon e gli altri ci bombardano di nuove serie, prodotti sempre più veloci da fruire in bing watching, ingurgitandone intere stagioni, a volte in un solo giorno, vogliamo tornare al passato, anzi alle origini di questo tipo di prodotti divenuto il principale mezzo di espressione visivo, oltre ai videogiochi degli ultimi anni.
Perché il successo delle attuali serie tv, non nasce da Game of Thrones, ma ha origini ben più lontane e in tempi non sospetti, con capolavori come X Files, Twin Peaks, Band of Brothers, passando per Breaking Bad e, ovviamente Lost.
Tornare oggi a Lost è davvero consigliabile.
Vi ritroverete infatti immersi in uno script straordinario forte della mente geniale di Abrams, episodi che si prendono tutto il tempo che vogliono, senza fan scatenati e haters furiosi.
Lost esce nel corso di un’era dove il web non era invasivo come oggi.
Niente spoiler clamorosi, niente Meme, niente discussioni del giorno dopo, ma solo episodi a cadenza lenta che coprono un arco narrativo immenso dove il mistero allo stato puro viene somministrato allo spettatore.
Per godere al massimo di Lost nel 2019 e oltre, il consiglio è quello di spegnere tutto, non cercare niente online, nemmeno commenti o opinioni.
Limitarsi quindi a guardare l’opera senza il corredo di assurdità che si sono formate attorno alle opere più recenti, telefilm schiacciati dalla pesantezza della community.
Il Lost di Abrams, proprio come avvenne successivamente con l’eccellente Fringe, ma ancora di più, è puro mistero, amore per i personaggi, ricerca di qualcosa di nuovo ed inedito, che prende spunto dalle grandi serie del lontano passato ma le innova in modo eccellente.
Ci sono sbavature, piccole cadute di stile (i 48 sopravvissuti praticamente invisibili e inattivi per il primo arco narrativo), ma Lost è una grande lezione per le serie tv, e forse un punto a cui tornare a guardare per produrre opere migliori di quelle attuali, troppe legate al momento e destinate a scomparire alla stessa velocità a cui le abbiamo guardate.