Il nome della rosa non è un libro come gli altri; scritto da Umberto Eco e pubblicato dalla Bompiani nel 1980, è tutt’ora considerato uno dei best seller di maggiore successo della storia della letteratura italiana. Eco che fino ad allora aveva pubblicato soltanto saggi, decise di avventurarsi nella scrittura di un romanzo storico che avesse gli ingredienti di un vero e proprio giallo.
Ambientato nel 1327 in un monastero benedettino dell’Italia settentrionale, racconta con l’espediente del ritrovamento di un manoscritto, le avventure di due monaci accadute parecchi anni prima. La trama ripercorre le inchieste che i due svolsero per risolvere una serie di misteriosi omicidi la cui spiegazione apparentemente è collegata a elementi cristiani. Il fulcro della storia è incentrato sul ritrovamento di un antico libro greco le cui pagine avrebbero potuto svelare la verità.
Un’atmosfera gotica, volutamente dark, e personaggi complessi tra i quali spicca il protagonista, il saggio Guglielmo da Baskerville, francescano inquisitore con un talento particolare nello scoprire gli inganni grazie ad un meticoloso metodo deduttivo, sorta di antesignano del celebre Sherlock Holmes.
Eco chiamò il suo capolavoro “Il nome della rosa” dopo una serie di riflessioni travagliate sul titolo più adatto, probabilmente legandolo al motto che conclude il romanzo. Vincitore del Premio Strega, rappresenta forse il caso più eclatante di romanzo di successo italiano in grado di varcare i confini e diventare un bestseller internazionale.
Un successo tale che spinse appena qualche anno dopo a ricavarne una pellicola con protagonisti Sean Connery e Christian Slater, capace di vincere prestigiosi riconoscimenti tra i quali due BAFTA.
La triste scomparsa di Umberto Eco diventa così l’occasione per riscoprire il suo primo e più famoso romanzo, per omaggiarlo leggendo l’opera che più delle altre ricollega al suo nome e al suo enorme genio letterario.