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Esposto al Museo del Novecento di Milano, questo dipinto può fregiarsi del titolo di opera d’arte simbolo dei lavoratori. È Il Quarto Stato, realizzato da Giuseppe Pellizza da Volpedo nel 1901. Ma perché è un quadro così importante per i lavoratori? Scopriamo qualcosa di più su questo famoso quadro.

L’idea per quest’opera nasce già nel 1891, quando il pittore decide di rappresentare le rivolte operaie avvenute nel suo paese d’origine: si tratta di un disegno molto diverso da quello che è visibile oggi. Solo i tre personaggi in primo piano rimangono quasi sempre gli stessi; in questa fase il dipinto è intitolato Ambasciatori della fame. Sarà poi aggiunta la folla dietro i tre soggetti principali, e il quadro assumerà il nome di Fiumana, nel 1898. Ma è solo tre anni più tardi che Pellizza, insoddisfatto dalla rappresentazione e soprattutto ispirato dalla strage compiuta da Bava Beccaris, arriva al risultato conosciuto e ammirato da tutti.

I lavoratori ritratti rappresentano la fascia più bassa della popolazione, i braccianti: la loro non è però una protesta violenta. È anzi ben lontana dai moderni cortei, non sono presenti armi e nessuno dei personaggi appare furioso o acceso dall’odio: al contrario, si tratta di una marcia pacifica e tranquilla, seppur molto decisa.

Tra i soggetti raffigurati, molti si rifanno a modelli di individui realmente esistenti: il caso più curioso è quello della donna ‘protagonista’ del dipinto, ritratta tra i tre che guidano la folla mentre porta in braccio il suo bambino. Il modello a cui Pellizza si è ispirato è infatti Teresa, sua moglie, che morirà sei anni dopo la relizzazione definitiva del dipinto, dopo aver partorito il suo terzo figlio.

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