Ivan Zaytsev lancia a Milano il docufilm sulla sua vita “Ivan, lo Zar della pallavolo” (prodotto da Red Bull e Stand by me).
Il film racconta la vita del personaggio che, grazie al suo look e ai suoi tatuaggi, capaci da soli di raccontare una vita intera, è riuscito a guadagnarsi un ruolo cult nel mondo della pallavolo, superando l’ambiente di nicchia dello sport e divenendo un personaggio pubblico in grado di suscitare discussioni e interesse.
“Sono me stesso. Non faccio nulla di pilotato”, spiega lo Zar “Mi faccio consigliare da mia moglie che mi gestisce la parte della comunicazione. Mi fa piacere avere l’opportunità di farmi conoscere direttamente tramite i social network”.
Di fronte alla domanda sul famoso post del vaccino che scatenò tante polemiche risponde:
“E’ stato un bel casino. Ormai è passata in cavalleria. Volevo semplicemente condividere un momento della mia famiglia. Mia figlia è stata bravissima. Ha pianto per tre secondi ed è tornata a sorridere. Non immaginavo che si scatenasse questo putiferio. Mi ha fatto paura pensare a cosa potrebbe succedere se una cosa del genere colpisse una persona più debole di me”.
Ivan è un vero e proprio personaggio pubblico, un atleta atipico che riesce con il suo look e con la sua personalità e distinguersi dalla massa e che potrebbe diventare testimonial del suo sport, avvicinando sempre più giovani alla pallavolo, allontanandoli magari sullo scontato calcio, gioia e dolore dello sport nazionale, in grado di adombrare qualsiasi altra disciplina.
Da icona gli viene chiesto quali sono gli atleti che più ammira e che più lo interssano, lui risponde così:
“Uno su tutti: Roger Federer che credo non sia una stupidata definire il più grande tennista di tutti i tempi. E LeBron James: trasmette un messaggio di grandissima professionalità. E’ un grande atleta. E non si sente mai parlare di gossip o festini nei suoi riguardi. E’ molto pulito. Adesso anche per noi pallavolisti è venuto il momento di esporsi di più per il bene del nostro sport”.