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Kelly Velasquez– nota giornalista di origini colombiane- è la corrispondente estera dalla sede di Roma per l’Agence France Presse, una tra le tre Agenzie di stampa più autorevoli al mondo.
Blog di Cultura ha avuto il grande onore di intervistarla. Un’intervista molto sbrigativa, perché il compito della Velasquez all’interno dell’AFP è quello di fruire l’informazioni nel minor tempo possibile e, infatti, non appena iniziamo la conversazione chiede «Facciamo subito, vero? Devo seguire l’arrivo di Papa Francesco a Napoli».

Sarò rapidissima Kelly, promesso. Ci racconti come è entrata nel mondo del giornalismo.

Kelly: Ho cominciato giovanissima, un po’ per caso, trattando di argomenti politici dell’America del Sud presso una rivista universitaria. In seguito, ho iniziato a lavorare come segretaria prima di redazione e poi d’archivio e così, piano piano, mi sono messa a scrivere dei piccoli pezzi che venivano riletti da personaggi autorevoli. I giornalisti che avevo intorno erano tutti molto bravi, sono stati loro la mia scuola.

Cosa si prova a far pare di una delle agenzie più importanti al mondo?

Kelly: In determinate occasioni è una grande responsabilità, bisogna avere un rigore obbligatorio: non puoi prendere posizioni politiche, devi pensare che quel che scrivi verrà letto da qualcuno e bisogna essere certi di dare un’informazione vera. Inoltre, collaborare con altre 1500 persone ti consente di essere perennemente informato su quel che accade nel resto del mondo.

Crede che il web favorisca la diffusione della notizia, o rimpiange carta, penna e calamaio?

Kelly: Rimpiangere non serve a niente, bisogna adeguarsi ai nuovi tempi. Ci troviamo nel bel mezzo di una rivoluzione, non sappiamo dove ci porterà ma si sta indubbiamente evolvendo per il meglio. Con il web, i filtri siamo noi. Questo è indubbiamente il futuro e rimpiangere non serve, non ne vale la pena.

Kelly Velasquez: ''Fossi stata una precisa avrei fatto il medico'' (INTERVISTA)

Lei ha iniziato scrivendo, oltre che di politica, di cultura. Per lei, cosa rappresenta questo termine?

Kelly: Il termine ‘cultura‘, a mio avviso, è un grande spazio di conoscenza. Scrivere di cultura ti permette di aprire la mente verso la creatività, il senso del’estetica, la scrittura, l’ambito musicale o cinematografico che sia, argomenti cui mi sono sempre interessata. Un tempo ero ambiziosa e proponevo pezzi sul femminismo e su tutto quel che accadeva, ma avevo timore perché sarebbero stati valutati da persone molto più qualificate rispetto a me. Così ho iniziato a trattare di mostre d’arte ed altri eventi culturali, che mi hanno dato la sicurezza per continuare su questa strada.
Tutto è cultura, e credo che scriverne mi abbia permesso di avere pensieri più liberi.

Tra le tante, qual è la forma culturale che preferisce?

Kelly: A quei tempi, in primis, era quasi esclusivamente l’arte. Poi la rivista culturale per cui collaboravo ha chiuso e ho deciso di andare via dalla Colombia, approdando in Francia, a Parigi. Ho studiato in una scuola francese, quindi conoscevo la lingua e mi sono trovata bene. Facevo corrispondenza per una radio colombiana e poi, per caso, sono venuta in Italia. Mi sono innamorata di un giornalista italiano e sono rimasta qui, iniziando a mettere da parte la cultura generale ed avvicinandomi ad altri argomenti come, ad esempio, il Vaticano. Ho fatto questa scelta principalmente perché il Pontificato è un argomento che interessa molto all’America Latina, in quanto è il Paese con il maggior numero di cattolici al mondo. Comunque, leggo sempre notizie di cultura.

Mi raccomando, da oggi legga anche gli articoli di blogdicultura.it.

Kelly: Senz’altro. Un secondo, che me lo appunto.

Kelly Velasquez: ''Fossi stata una precisa avrei fatto il medico'' (INTERVISTA)

Crede, come tanti sostengono, che la cultura stia perdendo valore?

Kelly: Assolutamente no, piuttosto credo il contrario. Con questa rivoluzione del web, poi, non mi sembra il caso di attribuire simili categorie, ma la cultura è qualcosa che non può morire. Prendiamo la musica, per esempio: un tempo bisognava pagare molto per comprare i giusti strumenti per ascoltare una canzone, mentre oggi puoi ascoltarle su internet. Il mondo culturale è aperto gratuitamente, a tutti.

Cosa consiglia ai giovani intenzionati ad intraprendere la strada del giornalismo?

Kelly: Verificate sempre, sempre, sempre le fonti, perché questa è una legge fondamentale che non cambierà mai. Dovete sapere da dove proviene quel che scrivete, sta a noi imparare a conoscere e dare la giusta gerarchia alle notizie.
Bisogna imparare le lingue, fondamentali per questo mestiere, e non bisogna mai perdere la curiosità su tutto quel che ci circonda. Come ti ho già detto, io ho iniziato un po’ per caso e un po’ per la passione della scrittura, ma tornassi indietro rifarei esattamente la stessa strada, passo per passo.
Quel che dico sempre è che per diventare giornalisti bisogna essere indisciplinati e molto curiosi, perché se fossi stata una tipa precisina avrei fatto il medico.

Grazie a Kelly Velasquez, da Blog di Cultura.

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