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Torno a casa dopo il concerto, con la loro spilletta: mio padre mi guarda storto. KUTSO (legge come è scritto perché non sa l’inglese), gli spiego la pronuncia giusta. Brivido che la sua figliuola ostenti cotanta volgarità. Gli racconto che sono un bel gruppo, gli faccio sentire anche una canzone e alla fine si fa una risata,“non sono male” dice ed è già un gran passo per uno che nella vita è rimasto a sentirsi Battisti in loop.

In effetti il nome irriverente della band è la prima cosa che colpisce, in un intervista rilasciata a luglio a La Repubblica il giornalista si chiedeva “Signore e signori, ed ecco a voi al Festival di Sanremo i… No, non si può. Anche le radio si faranno qualche scrupolo. Che razza di nome vi siete scelti?”. E invece eccoli, tra le nuove proposte di quest anno ci sono anche loro e non vediamo l’ora di sentire Carlo Conti annunciare il loro ingresso sul palco.

I Kutso sono una band romana che esordisce nel 2011 con il suo primo EP, “Aiutatemi”.
Per loro il 2014 è stato un anno pieno di successi: dopo l’esibizione al concerto del Primo Maggio di Roma hanno aperto il concerto di Caparezza a Miami all’Hitweek Festival e a Capannelle per Rock in Roma 2014. A Febbraio saranno in gara nella categoria nuove proposte al Festival di Sanremo 2015 con il brano “Elisa”.
La loro musica è un mix di generi tra rock, pop e influenze punk, sonorità sempre allegre e solari che celano testi disperati, tragicomici, sarcasticamente smielati.

Per Blogdicultura abbiamo avuto il piacere di rivolgergli qualche domanda. Ecco le loro brevi ma coincise risposte:

1) Kutso: un nome particolare e provocatorio, quando e come l’avete scelto?

kutso che va letto all’inglese ovvero con la “a” al posto della “u” ed è un modo nato fra i banchi di scuola per camuffare le parolacce con grafie vagamente anglofone. Nel tempo abbiamo scelto di adottarlo come nome della band perché ci piaceva la dualità provocatoria che caratterizza la parola “kutso”.

2) Nel 2014 avete portato avanti un tour di più di cento date in tutta Italia, le vostre esibizioni sono sempre funamboliche, imprevedibili, divertentissime. Come vivete il palco?

I concerti sono i momenti in cui il carattere della nostra band si esprime in tutta la sua disarmante irruenza e chiassosa teatralità. Suonare davanti a un pubblico è ciò che ci tiene in vita e ci induce a trascorrere con ottimismo i giorni che passano inesorabili.

3) I Kutso a Sanremo 2015, chi se lo sarebbe mai aspettato. Quale motivo vi ha spinto a partecipare e cosa vi aspettate da questo festival?

Abbiamo partecipato al festival per non dirci un giorno: “ah se avessimo tentato la carta sanremese…”. L’intento è stato principalmente quello di non recriminarci nulla. Ciò che vogliamo ricavare da Sanremo è la maggiore esposizione possibile per il nostro progetto.

4.Molte altre nuove proposte di Sanremo provengono dal mondo dei talent, voi avete alle spalle anni di concerti. Quali sono stati i vantaggi e le difficoltà del vostro percorso “sul campo”?

Il vantaggio principale è di non dover dire grazie a nessuno e di non essere semplicemente una ruota dell’ingranaggio, ma di aver preso parte attivamente ad ogni nostra scelta o decisione. Le difficoltà sono le stesse di ogni impresa: convincere gli altre esseri umani che la propria idea è valida.

5.I vostri punti di riferimento sono più “Elio o le storie tese” o il cantautorato, anche ironico, come quello di Rino Gaetano?

Sicuramente Rino Gaetano, ma anche e soprattutto Giorgio Gaber, i Beatles, Iggy Pop e i primi New Trolls.

6.Nella vostra pagina web avete annunciato che state lavorando a un nuovo cd. Cosa dobbiamo aspettarci?

Chitarre assordanti, melodie caramellose, ritmi frenetici e testi simpaticamente disperati.

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