Manca poco meno di una settimana all’uscita, nelle sale italiane, de La Teoria del Tutto, fissata per il 15 gennaio. Il film narra gli anni del celebre scienziato Stephen Hawking, in particolare si concentra sul periodo del suo percorso accademico, dal 1963.
In questi anni, Stephen conoscerà Jane, studentessa di lettere e sua futura sposa; egli arriverà ad elaborare la sua “Teoria del Tutto” e, cosa ben più importante, trionferà, con l’aiuto di Jane e dei suoi figli, sulla atrofia muscolare progressiva, diagnosticatagli già in tarda adolescenza.
Il film si concentra prevalentemente su quest’aspetto: la crescita di questo personaggio, capace di convivere con la sua malattia, superando, con la forza dell’amore e della volontà, perfino le più ottimistiche previsioni dei 2 anni di vita (l’altro ieri ha spento la sua 73° candelina) a cui i dottori l’avevano condannato.
Di seguito, i 5 buoni motivi per andare a vedere La Teoria del Tutto:
1) Stephen Hawking
Durante i suoi studi a Cambridge, inizia ad avvertire i primi sintomi della terribile atrofia muscolare progressiva. Questa patologia gli impedisce i movimenti, la parola e lo costringe a sedere su una sedia a rotelle. Nonostante ciò, riesce ugualmente a conseguire la laurea, formulare le note teorie sui buchi neri e l’origine dell’universo e, soprattutto, mantenere intatto il suo sorriso.
2) I due attori protagonisti
Il corpo è paralizzato, fermo su quella sedia a rotelle, ma gli occhi si muovono e parlano per Eddie Redmayne. Una performance costruita tutta sullo sguardo dolce e malinconico che traspare dagli occhi di Eddie. Un’interpretazione che, ci auguriamo, venga premiata con l’Oscar.
In più, la grande prova dell’attore maschile gode di un’ottima spalla: Felicity Jones. Quest’ultima interpreta Jane, la ragazza che sarà la colonna nel momento più difficile della fragile vita di Stephen. La giovane attrice riesce a stare al passo della formidabile prova del collega ed infatti, insieme, elevano la qualità del film.
3) La storia d’amore
Come accennato in precedenza, questo film non tratta di Stephen Hawking scienziato, bensì, come uomo. In La teoria del tutto, il pilastro centrale della diegesi è la storia d’amore tra Stephen e Jane.
Non si poteva fare una scelta migliore, la scrittura del rapporto tra i due ragazzi è molto ben fatta e il risultato è un trionfo di sentimenti, il tutto, arricchito dall’armonia che i due attori protagonisti riescono a creare, aumentando il pathos umano.
4) Il messaggio educativo
George Mash, regista premio Oscar al miglior documentario per Man on Wire, ripete la scelta di raccontare la vita di un altro personaggio sorprendente, il tutto sostenuto dalla Working Title, una casa di produzione britannica. Quest’ultima è nota sopratutto per le tematiche educative proposte dai film prodotti. Il binomio tra la vita del celebre fisico e la voglia di riscatto trovano, quindi, nel regista e nella casa di produzione, ottimi alleati per il messaggio positivo che La teoria del tutto vuol mandare: è l’esempio che noi tutti dovremmo prendere a modello; di come una vita piena di paure, dubbi, dolori possano diventare pretesti per una vittoria, un trionfo.
5) Profumo di Oscar
Fino ad ora, il film ha ottenuto consensi favorevoli all’unanimità. A dimostrarlo sono i numerosi riconoscimenti ottenuti e le numerose candidature a premi molto ambiti nel campo della cinematografia. Ad oggi, infatti, il titolo è in lizza in ben 4 categorie ai Golden Globe, 3 nomination ai SAGA e, molto prevedibilmente, il 15 gennaio – giorno delle nomination agli Oscar – verrà candidato in qualche categoria agli Oscar.
Quasi certamente, Eddie Redmayne otterrà la candidatura come miglior attore protagonista, così vale anche per Felicity Jones.
Uscirà vittorioso dalla notte delle stelle?