Va in onda stasera su Sky Cinema 1, in prima visione, Foxcatcher – Una storia americana, film del 2014 diretto da Bennett Miller, con protagonisti Steve Carell, Channing Tatum e Mark Ruffalo. La pellicola, candidata a cinque premi Oscar e premio alla miglior regia al Festival di Cannes 2014, è disponibile già dalla giornata di sabato nella sezione Scelti per te della piattaforma satellitare.
Come era stato per L’arte di vincere (Moneyball), Miller sceglie di portare in scena una vicenda sportiva basata su fatti reali, cimentandosi stavolta nell’adattamento del libro autobiografico del campione olimpico di lotta libera Mark Schultz, Foxcatcher: Una storia vera di sport, sangue e follia (Foxcatcher: The True Story of My Brother’s Murder, John du Pont’s Madness, and the Quest for Olympic Gold). Il titolo del libro, edito in Italia da Sperling & Kupfer nel 2015, indica già in maniera evidente la direzione degli eventi narrati da Schultz, che nell’adattamento cinematografico è interpretato da Channing Tatum.
Il film racconta infatti la vicenda sportiva e umana di Mark Schultz e del fratello Dave (Mark Ruffalo) che si intreccia con la figura dell’ambiguo miliardario John E. du Pont, impersonato con impressionante bravura da Steve Carell, al primo vero ruolo drammatico. In particolare, è il rapporto tra Mark e du Pont ad apparire sempre più morboso ed è soprattutto per questo motivo – palese nel film – che Schultz tenterà di boicottare il film, una volta vista l’edizione definitiva, considerandolo mendace.
Il titolo del libro e del film prende appunto spunto dal team Foxcatcher, una squadra di lotta libera messa a punto da du Pont in vista delle Olimpiadi di Seul del 1988: all’interno della propria tenuta, il miliardario permette ai componenti del gruppo di usufruire di una struttura d’allenamento all’avanguardia. Il lavoro va bene e Mark, sostenuto dalle attenzioni di du Pont, acquisisce fiducia ma col passare del tempo si formano le prime crepe: il creatore di Foxcatcher inizia a manifestare disturbi che lo rendono possessivo e paranoico, mentre Mark inizia anche a sentire la lontananza di David, che di unirsi al team proprio non ne ha voluto sapere.
Dopo la fallimentare esperienza olimpica dell’88, su pressione del fratello – che ha intuito la pericolosità di du Pont – Mark lascia il team. Il dramma si consuma qualche anno dopo: il 26 gennaio 1996 John du Pont esce di casa e si reca presso l’abitazione di David Schultz, uccidendolo a colpi di pistola. Du Pont verrà poi condannato a 30 anni di carcere: morirà in galera nel dicembre del 2010 a causa di una broncopneumopatia cronica ostruttiva. Qui è disponibile parte del documentario da lui stesso commissionato, che lo ritrae in palestra e durante il tempo libero.
Nello stesso anno dell’assassinio del fratello Dave, Mark Schultz entra nel mondo delle arti marziali miste ed è proprio con una sequenza che lo vede fare l’ingresso in un incontro di MMA che si chiude il film di Bennett Miller.