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Dopo gli attentati di Parigi è iniziata la caccia all’uomo. In tutta Europa le forze dell’ordine si sono date da fare con blitz mirati a fronteggiare il nemico comune. Gaetano Pecoraro nel suo servizio per Le Iene racconta la storia di alcuni presunti terroristi, ritenuti amici, o comunque collegati ai responsabili della strage del Bataclan e degli altri attacchi del 13 novembre.

Dopo aver intervistato in un altro servizio alcuni jihadisti, Le Iene continuano a battere questa strada e a portare avanti la loro campagna di informazione “parallela” su Isis e affiliati (o presunti tali). Diversi ipotetici terroristi sono stati infatti individuati anche in Italia, per la precisione a Bologna, e Pecoraro si reca a casa dei familiari di alcuni di loro che sono stati espulsi dal paese.

Le Iene sono riuscite ad entrare in possesso di un documento esclusivo, il decreto con il quale il ministro dell’interno ha espulso il capo dei presunti terroristi, Bouirki Abdelali, perché “sospettato di fare proselitismo diffondendo contenuti propri dell’organizzazione terroristica dello stato islamico” e perché “in alcuni documenti scritti dal medesimo si evince chiaramente la sua volontà di partire per compiere attentati anche con atti di martirio“.

Già nel 2010 il signor Abdelali aveva avuto problemi con la giustizia italiana per l’accusa di associazione con finalità di terrorismo, procedimento penale poi caduto per insussistenza del reato. Nonostante questo viene espulso. Pecoraro va a parlare con i fratelli, molto provati, che si chiedono come sia possibile, se il fratello fosse un vero terrorista, che non abbiano trovato le prove necessarie ad arrestarlo e non capiscono quindi come possa essere stato espulso. Non possono credere che quel fratello che aveva appena portato la moglie in Italia e che voleva avere dei figli sia diventato un jihadista, e prendono le distanze dal terrorismo che non è religione ed è fatto da persone “malate di testa“.

La moglie di un altro presunto terrorista non si capacita di quel che è successo al marito, che non aveva mai dato alcun segnale di estremismo religioso. Chiede di avere delle prove che dimostrino la colpevolezza del coniuge e dice che sebbene si tratti dell’uomo che ama sarebbe stata la prima a denunciarlo e che se avesse davvero sbagliato è giusto che paghi.

Per finire Pecoraro va a trovare il datore di lavoro di un altro espulso, a suo dire una bravissima persona ed un ottimo lavoratore, un operaio specializzato che prendeva al mese quasi 3.000 euro.
La iena parla anche con la moglie che non può credere che il marito sia quello che hanno dipinto, lei suo marito lo conosce, sono in Italia da 15 anni e non può neanche pensare lontanamente che sia in grado di fare cose del genere. Non ha notizie di lui dal giorno in cui la polizia è venuto a prenderlo in casa, alle 5 di mattina. Ma lei è pronta a garantire la sua innocenza.

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