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È ormai un pensiero di dominio pubblico definire scandaloso l’invito di Bruno Vespa, nello studio di Porta a Porta, al figlio di Totò Riina, giustificandosi con la dichiarazione che la mafia si può sconfiggere solo conoscendola. Ma che Salvatore Riina abbia scritto un libro dal titolo Riina, Family Life, sta alla vostra coscienza se definirlo uno scandalo o meno.

Al giorno d’oggi, di mafia, con tutti i suoi sinonimi, si sente spesso parlare. Sui giornali, in televisione, su internet, il termine mafia viene sempre associato a un qualcosa di profondamente negativo, al tal punto che non appare più una novità agli occhi di molti. Un po’ meno, però, lo è stato in passato.

Nel 1961, la casa editrice Einaudi, pubblicava un libro che, a quel tempo, di scandalo ne fece. Il libro in questione si chiamava Il Giorno della Civetta dell’autore siciliano Leonardo Sciascia . La trama è molto semplice e lineare. Ci troviamo in un paesino della Sicilia, quando, una mattina, Salvatore Colasberna, presidente di una piccola impresa edilizia, viene sparato. A condurre le indagini, è il capitano dei carabinieri Bellodi che, tra un interrogatorio e un altro, tra un silenzio, informazioni false, teorie che, dettate dall’omertà, cercano di depistare l’omicidio, si adopera per riscoprire l’accaduto. Finché, a seguito dell’uccisione di un testimone chiave, Parrinieddu, ottiene, prima della morte dello stesso, un’informazione che rimanda, come colpevole, il boss don Mariano Arena. Viene fatto arrestare come da prassi, e come da prassi scarcerato. Bellodi viene trasferito a Parma e scorrono i titoli di coda.

Una scena del film di Damiano Damiani tratto dal romanzo di Sciascia (nella foto si riconoscono Claudia Cardinale e Tano Cimarosa)
Una scena del film di Damiano Damiani tratto dal romanzo di Sciascia (nella foto si riconoscono Claudia Cardinale e Tano Cimarosa)

Con Il Giorno della Civetta , lo scrittore di Racalmuto mette in scena la mafia nella sua più totale modernità. A differenza di autori come Verga, Pirandello che di mafia ne parlano, ma non in maniera analitica, Leonardo Sciascia ne fa motivo di ispirazione civile e morale, approfondendo il suo senso di giustizia che lo porterà, negli anni, alla ricerca di storie, biografie, processi, tutti aventi la stessa tematica.

Il Giorno della Civetta è un romanzo amaro, ma con forti contrapposizioni che si esplicano nella vicenda. Contrapposizioni tra i vari personaggi e i loro modi di fare. Contrapposizioni tra chi vede la mafia e chi la nega. Contrapposizioni di uomini e, per dirla con le famose categorie di don Mariano Arena, “mezz’uomini, ominicchi, piglianculo e quaquaraquà.”

Sciascia, nell’opera appare come uno scrittore disilluso, disincantato, ma allo stesso tempo tenace, pronto a combattere per quel poco di giustizia. Lo scrittore siciliano ha avuto un grande merito, cioè quello di aver consegnato, allo Stato, un testo che svelasse la drammaticità del fenomeno, in modo da far prendere coscienza cosa fosse in realtà la mafia . Una realtà crudele, terribile, che porta alla paura e all’omertà. E non in un semplice teatrino su cui speculare per un po’ di audience.

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