Perché dei testi come “Se io fossi te”, dedicato all’importanza di rimanere se stessi, o “Ernest e Celestine”, che insegna l’aiuto nonostante le diversità, dovrebbero essere messi al bando dal sindaco di Venezia nelle scuole dell’infanzia, seguiti da una scia di titoli altrettanto importanti per l’apprendimento dei più piccoli? La risposta è un po’ assurda ma che ci crediate o no il motivo è proprio questo: il signor Luigi Brignaro ha deciso che da questo momento in poi spetterà alle famiglie il compito di far approcciare i propri bimbi ai testi delle scuole materne. E per quale motivo?- vi starete chiedendo. Secondo lui sono libri che “trattano argomenti che non devono essere affrontati dalla scuola”. I piccoli, infatti, entreranno in contatto con argomenti pedagogici solo ed esclusivamente grazie al buon senso delle famiglie. Un’idea davvero buffa, se non fosse che invece ci sarebbe da piangere.
In realtà la lista completa prevede circa 49 titoli, uno più bello dell’altro. Si tratta infatti di piccoli gioielli della letteratura per l’infanzia che insegnano tante cose tra cui l’accoglienza, l’ascolto, la capacità di relazionarsi con gli altri e di comprendere gli adulti, il senso dell’affetto, la profondità dell’amicizia, il coraggio, l’esistenza della diversità, la relazione tra pari, la capacità di reagire a un sopruso, il dialogo, la costruzione dell’identità, la presa in carico, la cura, l’attenzione, il rispetto.
Che ne sarà quindi delle insegnati della città di Venezia? Quale sarà adesso il loro compito nelle aule delle scuole per l’infanzia? Un dubbio che naturalmente viene sollevato dalle dirette interessate nonché dai pedagogisti che trovandosi a contatto con i più piccoli da sempre hanno utilizzato questi testi per svolgere il loro mestiere.
E se anche il “Piccolo Uovo” e il “signor Guizzino” non fossero d’accordo con la drastica decisione di essere relegati alle mura domestiche di chi (eventualmente), tra un impegno e l’altro, si dovrebbe ricordare di raccontare la loro storia? Sarebbe un motivo valido per essere reinseriti nei luoghi in cui dovrebbero essere presentati ai piccini più curiosi? Intanto non resta che sperare che quanto accaduto a Venezia non coinvolga altre città, perché se c’è una cosa che dovrebbe essere ‘messa al banndo’ è vietare la libertà gratuita dell’apprendimento, specialmente se questa poi ha a che fare con la formazione psicologica della società del futuro. E poi permettetemelo (nulla togliere alle famiglie più accorte e istruite), ma quanti riuscirebbero a svolgere contemporaneamente i ruoli di genitore e insegnante? Certamente pochi, se si considera che la maggior parte di loro fatica quasi a svolgere il “mestiere” più importante.
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