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Dopo le accuse mosse dagli animalisti contro la sua persona per la questione del pellicciotto, il rocker Luciano Ligabue si difende dagli attacchi e dagli insulti: “Non l’avevo mai indossato e non lo farò in futuro. Il video di ‘Siamo chi siamo’ era solo un gioco, volevo prendermi in giro indossando le cose più balorde possibili, non avevo mai messo un pellicciotto in passato e mai lo farò in futuro, non fosse altro perché il mio cattivo gusto non arriva a tanto”. Si sono verificati altri discutibili attacchi e insulti nella sua Correggio, ma questa volta Ligabue risponde attraverso la sua pagina ufficiale di Facebook, precisando di voler chiarire una volta per tutte la questione sulla pelliccia indossata nel videoclip dell’ultimo singolo, decisione che ha scatenato un imprevisto clamore.

“Volevamo un filmato leggero, che fosse capace di strappare un sorriso, e ho deciso di mettermi in gioco chiedendo alla costumista di trovare gli abbigliamenti più assurdi possibili”, spiega ancora Ligabue. Così il cantante appare vestito con salopette, giacche fluorescenti, cappelli, occhiali colorati anni ’60 e il clamoroso pellicciotto. “Non li avevo mai messi in vita mia, l’unico capo già indossato, a ricordare la mia tamarraggine primi anni ’90, era un gilet tailandese. Il risultato voleva essere volutamente buffo”.

Una scelta buffa e umoristica non è la definizione più accreditata per l’associazione 100% Animalisti, che ha di nuovo tappezzato Correggio di locandine di protesta. “Tanti hanno apprezzato e capito la giocosità del video”, si difende Ligabue, “Penso che se qualcuno avesse mai la malsana idea di comprare un pellicciotto, vedendo quanto ridicolo risulti addosso a me, se ne guarderebbe bene dal farlo”.

In difesa del cantante il suo manager, Claudio Maioli, replica: “Ligabue non ha nessun contratto commerciale o di sponsorizzazione con alcuno stilista”, puntualizzando che il rocker non ha nessun contratto di commercializzazione e di sponsorizzazione con nessuna marca di moda italiana.

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