Casey Affleck interpreta un uomo che si ritrova a fare da padre e madre alla figlia Rag (Anna Pniowsky) di undici anni.
Un situazione da dramma che si snoda però all’interno di un mondo post-apocalittico, dove un virus ha sterminato buona parte della popolazione femminile, lasciando l’umanità alla deriva.
Diretto, scritto ed interpretato da Casey Affleck, “Light of My Life” è “Un lavoro che parte proprio dalle storie che raccontavo per la buonanotte ai mie figli e nipoti e in cui, alla fine, parlo un po’ di me”.
In un futuro molto vicino al nostro, una terribile malattia ha sterminato buona parte delle donne del pianeta, rendendo molto più violenti e brutali gli uomini sopravvissuti.
E’ in questo mondo che un padre si ritrova a proteggere la figlia, una delle poche donne viventi, dalla brutalità degli uomini.
I due si nascondono nelle foreste dove il padre cerca di sopravvivere insegnando alla figlia a restare in vita anche da sola.
“Noi tutti cerchiamo di proteggere i nostri figli dal mondo, una cosa del tutto normale. Mentre scrivevo la sceneggiatura avevo un bambino molto piccolo perciò conosco bene cosa sia la voglia di proteggerli ed educarli. Anche se va detto che il vero pathos nel film non viene tanto dalla minacce di questo mondo alla deriva, ma dall’inevitabile perdita d’innocenza”.
Parla poi dell’esperienza sul set con Gus Van Sandt:
“Ogni volta gli chiedevo dove stavamo andando lui mi spiegava che non lo sapeva affatto e che bisognava lasciar andare avanti le cose da sole”.
Sono molte le opere alle quali l’attore si è ispirato il il suo film, da ‘I am legend’ a ‘La strada’ di Corman McCarty, “ma ho sempre cercato di essere originale per quanto possibile” spiega l’attore 44enne.
Quando gli viene chiesto come vive l’Oscar risponde:
“Non credo abbia cambiato troppo la mia vita. Alla fine mi piace essere al servizio di una storia, ma ancor più forse stare sia avanti che dietro la macchina da presa. E questo per raccontare storie che parlano di me e di come vedo la vita”.
