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L’universo che si nasconde dentro ogni film proiettato in un’immagine, che alle volte rimane impressa nella memoria più dell’opera stessa. É questo il potere delle locandine, quello che le ha rese sin dagli albori del cinema una forma d’arte a sè stante. Ne abbiamo scelte quindici, per ripercorre la storia della cinematografia attraverso i manifesti più belli o significativi.

Metropolis (1927)

 

La locandina del capolavoro – a suo modo profetico – di Fritz Lang del ’27 mostra un’immagine stilizzata della figura più rappresentativa del film, Maria, la donna robot.

M. il mostro di Dusseldorf (1931)

 

Ancora Lang: l’espressionismo degli anni ’20 lascia il posto all’enigmatica M impressa in una mano. M come l’assassino delle fanciulle di Dusseldorf, interpretato da Peter Lorre.

Jules e Jim (1962)

 

«È un inno alla vita e alla morte, una dimostrazione dell’impossibilità di qualunque combinazione amorosa al di fuori della coppia.» Così François Truffaut presentava una delle sue vette, girata in B/N e anticipata da un manifesto con in primo piano Jeanne Moreau, incorniciata dal rosso dai capelli rosso fuoco e un’ondata di verde-pastello.

Il buono, il brutto, il cattivo (1966)

 

Sergio Leone chiude la “trilogia del dollaro” con la pellicola che diverrà la summa dello spaghetti-western. Mai una locandina ha saputo combinare in questa maniera ironia ed epica.

Arancia Meccanica (1971)

 

Il mascara sull’occhio, la bombetta e il coltello. Il tutto introdotto da caratteri futuristici che rimarranno nella storia.

The Rocky Horror Picture Show (1975)

 

Uno dei maggiori cult del ventesimo secolo presentato da un manifesto essenziale, grottesco ed irriverente.
Geniale.

Novecento (1976)

 

Un altro pò d’Italia: per la locandina del suo imponente affresco storico, Bertolucci sceglie l’opera di Pellizza da Volpedo sovrastata dai volti disegnati dei protagonisti dell’opera. Al centro, il titolo del film a caratteri stilizzati.

Tutti gli uomini del presidente (1976)

 

Uno dei poster più essenziali mai concepiti e realizzati: i volti tesi e concentrati di Redford e Hoffman, reporter d’assalto, alla ricerca della verità nel caso più scottante degli anni ’70 in America.

Eraserhead (1977)

 

Un manifesto inquietante e visionario, come il film che ha rivelato al mondo il talento di David Lynch.

Guerre Stellari (1977)

 

La prima locandina ufficiale dell’opera di Lucas vedeva gli attori protagonisti sostituiti da disegni a loro corrispondenti. Il motivo? I produttori del film pensavano che esporre i visi poco noti all’epoca di Harrison Ford, Mark Hamill e Carrie Fisher potesse danneggiare l’appeal del film. A successo raggiunto, gli interpreti sostituirono le loro versioni disegnate, nel secondo – e più famoso – manifesto.

L’ultima tentazione di Cristo (1988)

Una delle più discusse e controverse fatiche di Scorsese (accusata anche di blasfemia) introdotta da una labirintica corona di spine con uno sfondo a tinta unica (rossa).

Buena Vista Social Club (1999)

 

La copertina del docu-film di Wim Wenders sulla compagnia musicale cubana più celebre e longeva ci immerge nelle strade calde e popolose della L’Avana di metà Novecento.

Fight Club (1999)

 

Brad Norton/Edward Pitt: raramente il manifesto di un film si è rivelato tanto eloquente rispetto allo sviluppo della storia che racconta.

Kill Bill, Volume 2 (2004)

 

Ritenuto da molti migliore del primo capitolo, di certo il volume 2 di Kill Bill viene presentato da una locandina geniale come il proprio regista. La lista della Sposa trafitta dalla mitica spada di Hattori Hanzo.

Paprika – Sognando un sogno (2006)

 

Un gioiello di un maestro dell’animazione giapponese introdotto da una perla visiva, visionaria e seducente al tempo stesso.

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