Il Paese Italia è una nazione suddivisa in Regioni. Ogni Regione tutela il proprio territorio come ritiene più opportuno per salvaguarnarne la sicurezza nei confronti del fenomeno dilagante del gioco d’azzardo pubblico e dei nuovi casino aams, emettendo norme “restrittive” come distanziometri, orari, negazione di apertura di attività ludiche. Il Governo, al di sopra di tutto ciò, ha permesso in tanti anni che le Amministrazioni Comunali e le stesse Regioni emettessero normative limitative, non intervenendo con una legge nazionale che mettesse fine alle differenze normative locali e che portasse omogeneità su tutto il territorio nazionale.
Ma, a parte questo terribile mancato intervento “statale”, il Governo prima di arrivare a qualsiasi proposta di riforma, di riordino, di nuova distribuzione del suo prodotto gioco (riserva di Stato), ha mai controllato se tutte queste normative abbiano poi raggiunto l’obbiettivo di contrastare veramente il gioco problematico? Ha mai valutato, con dati e risultati realistici, l’efficacia di questi provvedimenti che hanno portato un “mare magnum” di ricorsi ai vari Tribunali Amministrativi Regionali con un grandissimo dispendio economico?
Ed il nostro Esecutivo non ha posto alcun riferimento di questi “test” neppure nella proposta presentata alle Regioni ed agli Enti Locali, dandosi quasi “per vinto” nei confronti delle Autorità Regionali: è veramente un bruttisimo indicatore delle difficoltà incontrate nel riformare il mondo del gioco d’azzardo pubblico e misura anche una pessima capacità di governare e di non riuscire ad approntare strumenti di misura “puntati” ai risultati di questo “gran da fare” che le Regioni hanno messo in campo.
Probabilmente, l’Esecutivo non si è neppure preoccupato degli immensi danni economici che tutte queste ristrettezze operative per il gioco hanno portato agli addetti ai lavori che si sono visti assottigliare, via via, il “cassetto” gravato -invece- dai continui aumenti di tassazione, con i conseguenti prelievi fiscali, che si “accaniscono” quasi sicuramente solo nei confronti del settore del gioco e non in modo eguale con altri “servizi”. E neppure l’Esecutivo si è preoccupato di quelle risorse (persone) che le imprese del gioco si sono trovate a “lasciare a spasso” in seguito alle “famigerate” restrizioni.
Se almeno tutti questi interventi regionali fossero realmente arrivati a traguardi positivi per la sanità pubblica! Dati certi non ce ne sono, anzi, forse basterebbe guardare ai risultati di Bolzano e provincia ed anche della Lombardia. Lombardia che continua a “sbandierare risultati positivi”, ma che in realtà non ci sono in modo così roboante come si vuole far passare dalla sua “paladina” Viviana Beccalossi.
Certamente, sarebbe alquanto interessante conoscere i dati sulla riduzione del gioco problematico a seguito degli interventi dei Regolamenti contro il gioco d’azzardo e contro i casino online: per quel che si conosce potrebbero anche essere stati del tutto inefficaci… Forse le Regioni sarebbero più apprezzate se, invece che disperdere risorse in battaglie moralistiche e benpensanti, sostenessero programmi organizzati mirati non solo alla cura del soggetti problematici o patologici, ma anche a ricerche serie in modo da fornire dati reali sulla epidemiologia di questi fenomeni.
Riuscire a capire le caratteristiche principali ed intervenire adeguatamente nei confronti dell’abuso del gioco è identico agli sforzi che si stanno mettendo in campo per la dipendenza da tabacco, da alcool e dalle droghe dove si sono usate “metri e misure” non in modo così “mediatico” come si sta facendo con il mondo del gioco d’azzardo pubblico, e si sottolinea pubblico, ma che hanno ottenuto buoni risultati.