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Grande attesa per la prima nazionale di Magnificat, il nuovo spettacolo realizzato dall’associazione culturale Nèon, che andrà in scena domani sera (martedì 9 settembre) alle ore 21 presso il Teatro Antico di Taormina, nell’ambito del ‘Bellini festival’. La regia dello spettacolo è di Monica Felloni e la direzione artistica di Piero Ristagno.

La cornice d’eccezione, lo splendido Teatro Antico, ben si presta alla volontà di celebrare i 25 anni di attività dell’associazione culturale Nèon, che nel lontano 1989 per prima ha dato vita in Sicilia al ‘Teatro delle diversità’, divenendo presto una tra le principali realtà del panorama teatrale italiano.

‘Teatro delle diversità’ poiché composto prevalentemente da attori portatori di handicap, tuttavia l’handicap è solo il punto di partenza. L’operazione artistica portata avanti dalla NèonTeatro fin dall’inizio della sua attività mira infatti a porre al centro l’essere umano in quanto tale, dando la libertà necessaria alla manifestazione di tutte le potenzialità creative insite in ogni soggetto, per valorizzarle poi attraverso molteplici linguaggi. In tal modo si supera ogni possibile distinzione e limite di genere tra i ‘diversi’, esaltando di converso la differenza di ognuno in quanto ricchezza straordinaria e vero cardine dello spettacolo.

Per l’occasione inoltre i componenti dell’Associazione hanno promosso la campagna sociale crowdfundingSostieni Magnificat’: si tratta di un finanziamento collettivo grazie al quale ogni persona desiderosa di sostenere questo progetto ha versato un contributo economico libero. L’iniziativa ha avuto grande successo ed in un solo mese sono stati raccolti oltre 5 mila euro.

Taormina si appresta così ad accogliere per la prima volta tale esperienza teatrale: ‘Magnificat’ si preannuncia un trionfo di azione, nel senso più originale del termine, e di comunicazione, attraverso danza, canto, gesto e parola. Spettacolo che colpisce in profondità lo spettatore e, come afferma Piero Ristagno, “dedicato alla vita, all’umanità nelle infinite forme, all’utopia di pace. Che si stampi negli occhi e nelle pietre il profondo parlare difforme, che restino orme di zoppìe impenitenti e sentieri nell’aria per carrozzelle disancorate. Che la poesia prevalga, debordi dai corpi e inondi l’intero Teatro…”.

[a cura di Federico Salvo]

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