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Un tranquillo giovedì pomeriggio di dieci anni fa le dita di un redattore di un’agenzia stampa americana iniziarono improvvisamente a battere sulla tastiera. Lo avranno fatto in maniera frenetica, per l’urgenza della notizia. Le sue dita, nell’andar giù, avranno anche fatto la lotta con l’incredulità di mettere nero su bianco qualcosa che, fino a quel giorno, non si credeva possibile. Perchè quel noioso giovedì 1° luglio del 2004 il mondo seppe che Marlon Brando non c’era più.

Riservato, selettivo, seguace del metodo Stanislavskij, Brando fu l’antidivo per eccellenza. Personaggio mai completamente inghiottito dallo star-system, a cui però non negò dimostrazioni della propria fama da Casanova: una volta – in fase di stesura della su autobiografia – telefonò a Ursula Andress chiedendole se fossero mai stati a letto insieme.

Eccoli i cinque ruoli che resero Marlon Brando il numero uno del XX secolo.

Walter E. Kurtz (Apocalypse Now), 1979

Il viaggio nell’inferno della giungla vietnamita che ha per protagonista il capitano Willard (Martin Sheen) vede il proprio epilogo nella figura carismatica, malata, quasi astratta del colonnello Kurtz. Ovvero un Brando spaventosamente contro. Contro una vita che non è più vita dopo aver visto certe cose.

La citazione: The horror. The horror… (L’orrore. L’orrore…)

Vito Corleone (Il Padrino), 1972

Il miglior film sulla mafia mai realizzato. Definizione abusata e più che mai riduttiva.
Perchè nell’altro capolavoro di F. F. Coppola si assiste ad una performance da manuale di Brando, che con la mascella e le guance gonfiate dal silicone, sussurra infiniti sprazzi di cinema.

La citazione: I’m gonna make him an offer he can’t refuse (Gli farò un’offerta che non può rifiutare)

Stanley Kowalski (Un tram che si chiama Desiderio), 1951

Tennessee Williams ci aveva visto lungo quando vide Marlon all’opera: quel giovanotto sarà un perfetto Stanley Kowalski per quello che sarà uno dei suoi capolavori teatrali, poi portato sul grande schermo dal grande Elia Kazan. L’interpretazione sbalorditiva di Brando fece furore, prima a Broadway, poi al cinema. E la maglietta strappata di Stanley Kowalski è il primo simbolo in ordine di tempo che compare nell’iconografia dell’allora nemmeno trentenne Brando.

La citazione: Stella! Hey, Stella!

Johnny Strabler (Il selvaggio), 1953

Giubbotto di pelle nera, bombetta con visiera, una moto e lo sguardo da intrepida canaglia, nel dramma del 1954 firmato da László Benedek.

La citazione: You think you’re too good for me. Nobody’s too good for me! Anybody thinks they’re too good for me, I make sure I knock ‘em over sometime. (Pensate di essere troppo forti per me. Nessuno lo è! Chiunque pensi di essere meglio di me, per ricordarglielo, ogni tanto mi tocca picchiarlo.)

Terry Malloy (Fronte del porto), 1954

Uno dei personaggi più complessi in un altro memorabile prodotto dell’accoppiata Brando-Kazan. Il volto sanguinante di Terry Malloy picchiato selvaggiamente non si dimentica con facilità.

La citazione: – Ma tu davvero facevi la boxe? – Sì, una volta. – E come hai cominciato? – Boh, non lo so, facevo sempre a pugni ed allora ho pensato di farmi pagare.

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