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Qualche giorno fa siamo stati raggiunti da una notizia odiosa: la sorella di Massimo Bossetti, l’uomo attualmente imputato per l’assassinio della piccola Yara Gambirasio, è stata massacrata di botte, finendo con tre costole fratturate. La colpa? Essere immediata parente di un presunto assassino. Come se le colpe di chi ci sta vicino debbano necessariamente ricadere – letteralmente – su di noi. Un’altra notizia recente, che apparentemente nulla ha a che fare con la vicenda della sorella di Bossetti, riguarda lo scagionamento per il cantautore Massimo Di Cataldo dalle accuse di maltrattamenti e percosse ai danni della compagna Anna Laura Millacci. In realtà, le due storie sono entrambe spie – perlomeno in campo mediatico – di un’abbondanza e di una carenza, entrambe pericolosissime: abbondanza (per non dire onnipresenza) di giustizialismo, carenza (per non dire assenza) di garantismo.

L’affaire Di Cataldo, lo ricorderete, risale all’estate del 2013: la notizia della denuncia ai suoi danni da parte dell’ex compagna fece rapidissimamente il giro del web e dei media in generale. Barbara D’Urso, il cui programma pomeridiano (Pomeriggio 5) si mostra sempre sensibile a trattare certe tematiche – aveva prontamente invitato la Millacci ad intervenire in trasmissione, per parlare della vicenda. L’ex compagna di Di Cataldo, dal canto suo, aveva risposto tramite Twitter senza giri di parole: “Io in tv non ci vengo, non mi presto al vostro teatrino mediatico, vergogna. Con la vostra tv spazzatura state rovinando il nostro paese, smettetela di fare falsi ricatti per uno scoop“. Sempre la D’Urso aveva poi intervistato Di Cataldo nel gennaio 2014, in una puntata di Domenica Live durante la quale il cantautore romano si era difeso dalle pesanti accuse. In seguito, un buco temporale di un anno, privo di aggiornamenti sul caso, se non per qualche timido richiamo volto a cavalcare l’onda del vip colpevole.

Lo scorso gennaio, infinite, Massimo Di Cataldo viene prosciolto e, proprio in questi giorni (come riferito dal suo avvocato, Daniele Bocciolini) assolto dalle accuse. Non prima però di vedere la propria carriera e il proprio percorso professionale rovinati. Ci sarebbe ancora il tempo di salvare il salvabile. Ma a chi importa adesso, visto che l’argomento non è più topic trend da un pezzo? É evidente insomma che, almeno fino a questo momento, nessuno di un certo peso in TV abbia l’interesse (vedi alla voce share) di concedere a Di Cataldo la chance di riabilitarsi agli occhi di un paese che ama vedere vip distrutti, educato da una stampa che ama sbattere il mostro in prima pagina.

Per quanto in ritardo, chiediamo scusa a Massimo Di Cataldo. Tutti.

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