Il trombettista, polistrumentista, compositore afroamericano Miles Davis, il cui vero nome era Miles Dewey Davis III, nasce il 26 maggio 1926 ad Alton, nell’Illinois. La sua storia è simile a quella di una rockstar, segnata dal padre che per il suo tredicesimo compleanno, gli regalò una tromba; così non ancora ventenne inizia la sua carriera artistica a New York suonando nella band di Billy Eckstine e frequentando per breve tempo la Juilliard School of Music: da qui per quasi trent’anni Davis sarà una figura chiave del jazz e della musica popolare del XX secolo in generale, dotato di uno stile inconfondibile ed una incomparabile gamma espressiva.
Era il 1987 quando venne invitato ad un ricevimento in onore di Ray Charles presso la Casa Bianca dal presidente Ronald Reagan. Una signora della borghesia di Washington, presente all’evento, lo guardò con fare altezzoso e gli chiese per quale motivo fosse stato invitato. Lui con estrema calma rispose: “Io ho cambiato la musica quattro o cinque volte. lei cosa ha fatto di così importante, oltre ad essere bianca?“. Quella donna ignorava di avere davanti uno dei più grandi trombettisti jazz della storia.
Dopo aver preso parte alla rivoluzione bebop, genere che subito definì vecchio e fine a se stesso, fu ideatore di numerosi stili jazz, fra cui il cool jazz, genere naturalmente derivato dal bebop ma con tinte decisamente più rilassate e cantabili; l’hard bop; il modal jazz, che offriva finalmente suoni rilassati e strutture armoniche minimali, dando ai musicisti una nuova tavola armonica su cui improvvisare; e il jazz elettrico, le cui sonorità spiazzarono sia pubblico e critica, che non persero tempo ad accusare Miles di essersi venduto, suonando con artisti come Jimi Hendrix.
Uomo dalla personalità controversa e di indubitabile carisma, lega purtroppo indissolubilmente la sua carriera musicale all’abuso di alcol e droghe pesanti: sin dalla tenera età di quattordici anni è un cultore della cocaina, ma è breve il passo che lo porta a provare anche l’eroina; così tra dischi, concerti e tormentate storie d’amore si srotola la sua vita fatta di eccessi, fino al luglio del 1991 quando tenne l’ultimo concerto della sua vita; infatti il 28 settembre dello stesso anno, si spensero per sempre le luci del successo: una fortissima polmonite, ulteriormente aggravata dal diabete, di cui soffriva già da tempo portarono via il grande jazzer.
Ricordiamo tra i suoi album di successi e sperimentazioni “Birth of the Cool” (1949/50), “Miles ahead” (1957), “Kind of blue” (1959), “Miles in the sky” (1968), “Star people” (1983): un innovatore e genio ribelle della musica, che ha avuto il coraggio di percorrere nuove vie sconosciute, riuscendo a cambiare “la musica 4 o 5 volte”, in continua lotta tra la sua creatività e l’incapacità di dominare i propri demoni.