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C’è stata un’epoca in cui Miss Italia, glorioso simbolo di benessere occidentale e fabbrica di successo per concorrenti e vincitrici, non era più considerato da nessuno. Vuoi perché la televisione cambia, vuoi perché dopo tanti anni il pubblico si stufa della stessa solfa, fatto sta che il concorso patrocinato da Patrizia Mirigliani (figlia dello storico organizzatore Enzo) col tempo ha visto i milioni di seguaci ridursi sempre più. Quell’epoca malinconica e depressa per Miss Italia è durata fino all’altro ieri: perché da domenica sera non esiste un, dicasi un, luogo di internet (almeno, quello nostrano) in cui non si parli senza soluzione di continuità della gaffe, invero clamorosa, di Alice Sabatini, neo-reginetta di bellezza.

La non ancora dicianovenne Alice, timida o svampita, o forse entrambe le cose, ci ha certamente messo del suo: nell’esporre la motivazione per cui vivere durante la Seconda Guerra Mondiale la povera neo-Miss Italia ha fatto sembrare degno di Leonardo Da Vinci persino il più becero dei Pierini apocrifi. E non ha aiutato la replica della gaffe mandata in onda stasera da Striscia la Notizia, che da parte sua ieri aveva parlato di voti comprati.

Premettendo che le gaffe sono forse tra le cose più genuine e divertenti che possano capitare nel nostro sempre più arrabbiato e serioso paese, forse è arrivata anche l’ora di darsi una calmata. O almeno, di guardarsi allo specchio. Perché Miss Italia ha messo ancora una volta in evidenza il voyeurismo della rete. Internet (e quando si dice internet si intendono nel 90% i social), tra le altre cose, si dimostra popolato e dominato da un impressionante agglomerato di individui in perenne stato di catalessi intellettuale e ansioso di poter dire la propria sui topic trend del giorno (mannaggia a Twitter o a chi altri li ha inventati).

Così, da un giorno all’altro, si assiste alla mutazione di insospettabili cervelli, che passano dal sostenere fieramente di non accendere mai la TV (tranne per alcune serie francesi o per i film di Tim Burton, Wes Anderson o Darren Aronofsky) al sollazzarsi con battute o meme verso l’inerme obiettivo con capello corto e fascia tricolore. Per non parlare di chi campa letteralmente su questo: Youtube è rimasta al passo dei social, gli youtuber più affermati lo hanno capito tempo fa e poche ore dopo la cosa di cui la gente parla, sono in grado di dare in pasto alla stessa gente (in quanto pubblico consumatore) un prodotto che cavalchi l’onda. Online al massimo il giorno dopo, eh, altrimenti non è più topic trend.

Siamo perciò diventanti un esercito di guardoni bavosamente alla ricerca della vaccata esclamata dal tizio di turno in TV e cerchiamo disperatamente di sfruttare la situazione virale contingente per dimostrare al mondo che ci guarda che ci siamo anche noi, che siamo noi i più bravi a prendere in giro. Incapaci come siamo di essere intellettualmente autonomi, sempre più complici di un mondo dalla risata usa e getta.

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