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Neol Gallagher continua ad essere in crisi con il fratello.

Dopo una serie di sparate per mezzo stampa e tentativi di riavvicinamento, i due sembrano ancora divisi.

Parla molto della sua musica e del mistero di come nasca:

«Non so da dove arrivino le canzoni, se lo sapessi non sarebbe più magico. Di solito sono a casa che guardo la tv senza audio e suono qualche accordo. Posso andare avanti mesi a suonare le stesse cose, poi scatta qualcosa: riconosco quel momento e ne sono ancora affascinato. I miei pezzi cadono dal cielo».

Poi racconta l’arrivo dell’EP:
Viene «da Manchester: il suono risente molto della Haçienda, il locale in cui negli anni ’80 suonavano gli Smiths, i New Order, gli Stone Roses, gli Happy Mondays. E poi dalla musica elettronica che ho ascoltato di recente. Per me che sono un chitarrista è una cosa buona fare canzoni senza chitarre».

Gallagher vuole cambiare e continuare a crescere musicalmente.

«Perché imparo cose nuove. Fare un disco alla Oasis sarebbe la cosa più facile, ma la gente direbbe comunque che non è allo stesso livello del passato».

Si arriva quindi al tasto dolente: gli Oasis.

«La gente si è messa a cantare Don’t Look Back in Anger dopo l’attentato di Manchester del 2017. Una parte di me era onorata, ma l’altra era immersa nella tragedia e non voleva provare orgoglio. Il modo in cui le persone ricordano e cantano le mie canzoni è incredibile. So di essere entrato in qualcosa di molto speciale, ma non voglio sapere cosa sia. È il motivo per cui tanti vorrebbero una reunion degli Oasis e io spesso mi sento l’unica persona sulla Terra a chiedere: ma perché?».

Quando gli viene chiesto se la reunion non avviene per Liam risponde:

«Quello ha un grande peso, non lo nascondo. Ma se anche andassimo d’accordo, non vedrei in ogni caso il senso di una reunion».

Liam, a quanto pare, vorrebbe rifondare gli Oasis:
«Sì, certo… va bene, mettiamola così: e chi ci sarebbe nella band? Nella mia adesso siamo quattro ex Oasis. Nessuno di noi vuole stare in un gruppo con quel tipo. È un cazzo di incubo».

 

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